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    IL pesciolino Mazar e il Virus senza idee…

    Dal diario di questa settimana, di Gatto randagio, per il sito RemoContro… Andando giù giù fino alla riva sud dell’Italia..

    Leggendo, di un trafficante d’uomini di Zuwara, città berbera sul versante occidentale della costa libica, uno dei maggiori snodi del traffico di migranti dalla Libia verso le coste d’Europa…  che sostiene che, Mare Nostrum o Triton, visto dalla sponda sud, poco o nulla cambierà. Per dirla in breve, come commenta “Redattore sociale” che ha raccolto quella testimonianza, “la differenza tra Mare Nostrum e Triton in Libia rimane materia di speculazione per politici e non per uomini d’affari”. Come il bollettino di partenze e arrivi ancora dimostra, con buona pace del ribollire di tante nostre periferie. 

    Una proposta, allora. Perché non andare tutti a ripetizione dai bambini dell’Istituto Ajello di Mazara del Vallo? Giù giù, in un lembo dell’Italia che è già Africa, dove vive la più antica comunità tunisina d’Italia . Sulla riva dove Nord e Sud sembrano capovolgersi, (…)l’Istituto Ajello è un vero laboratorio di frontiera, dove da anni insegnanti e alunni giorno dopo giorno aggiungono mattoni alla “casa della convivenza”.

    Tempo fa la seconda classe di quella scuola mi mandò un racconto, che è bella riflessione sull’incontro con lo straniero. Da una città di mare non poteva che arrivare una storia di pesci e pescatori  e… immaginate la voce di un bambino:

    “ … mentre tiravano su le reti, i pesci luccicanti guizzavano da tutte le parti e fu grande la sorpresa quando sentendo qualcuno gridare ‘aiuto’ videro un pesciolino tutto colorato. Con il muso rosso, le pinne e la coda azzurre e il corpo verde a strisce gialle… Mai visto niente di simile e il pesce  parlava! -Mi chiamo Mazar, vi prego non fatemi fritto-. I pescatori lo misero in un secchio d’acqua e il pesciolino raccontò che aveva deciso di vivere vicino alle coste di Mazara del Vallo perché incantato dalla bellezza dei fondali… Così fu portato in città, dove fu lui a incantare tutti con il racconto delle cose del mondo che aveva visto…”

    Cosa succede poi? In realtà i bambini avevano scritto più di un finale. Ne ricordo due. Primo finale: I pescatori, vedendo il pesciolino impaurito s’impietosirono e lo ributtarono subito in mare. E Mazar abbandonò per sempre quel luogo. Secondo: sapendo che il pesciolino nel secchio sarebbe presto morto, i pescatori lo rimisero in  mare, e Mazar ne fu tanto felice che, riconoscente, rimase a vivere vicino a Mazara a incantare la gente con le storie di terra e di mare che nei suoi vagabondaggi raccoglieva..

    Mazar… ultimo travestimento della sirena, simbolo dell’altro, del diverso che attrae e fa paura. Ma pure mito fondante di tante città. E qualche piccolo Mazar ho avuto la fortuna di incontrare anch’io, una volta che, nel labirinto di vicoli della casbah di Mazara avevo perso l’orientamento… piccoli frugoletti plurilingue e dalla pelle d’ambra, che curiosi e divertiti mi hanno rimesso sulla giusta via, infine “salvandomi”.

    Grazie a Maria Corte, dirigente scolastico dell’Istituto Ajello, e Vincenza Allegra, l’insegnante che aveva seguito il lavoro dei bambini, che ancora vanno in giro a spiegare cos’è, cosa può essere una scuola multilingue, in terra di confine, cosa che, ci piaccia o no, è l’Italia tutta.   

    Perdonatemi, ma ci sarebbe per esempio da suggerire qualche anno a ripetizione sui banchi di quella scuola, anche per gli autori di una discutibile trasmissione sui fatti di Tor Sapienza, la brutta provocazione (fascista? si può usare questo termine?) che soffiando sul fuoco del disagio ha portato allo sgombero della casa dei rifugiati del quartiere della periferia romana. Su Rai due, la settimana scorsa: “Virus. Il contagio delle idee”, e quale virus, e quali idee… infarcite di urla e luoghi comuni, e dell’uso strumentale del dolore degli altri. E non importa che a parlarne fossero stati invitati un po’ tutti, da destra a sinistra. E’ sempre lo stesso trucco, mentre chi davvero conta è chi tira le fila, e qualche potere interessato (proprietari di testate, area politica di riferimento e quant’altro…) a “etero dirigere” .

    A dire il vero, guardandosi un po’ intorno, dall’informazione mainstreem pochi sembrano distaccarsi, pochi sfuggono ai titoli gridati, che poco spiegano e molto spaventano. Tutti a inseguire la stessa palla come una volta sui campetti parrocchiali e solo preoccupati, sembra, che l’urlo dell’altro sia più forte… Un gran chiasso, a coprire, intanto, la voce del mare che ancora ( ricordate “La morte per acqua” S.T Eliot ?) “spolpò ossa in sussurri”… 

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