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    La voce dei muri…

    merinTornando ad annotare pensieri, a proposito di muri che parlano…
    Leggendo del muro di Alda. Il brano della parete, sulla testata del letto, sul quale Alda Merini prendeva appunti. Nomi, numeri di telefono, schizzi… Il muro degli angeli, come lei lo chiamava. E cosa meglio, per scriverci sopra, del suo rossetto, rosso come il fuoco delle sue passioni… La vediamo, la poetessa, lì a comporre gesti, provocanti, di bambina. Pensando (l’abbiamo dimenticato?) alla voglia matta che tutti avevamo, da bambini, di scrivere sui muri, per lasciare le prime nostre tracce sul mondo.
    I matti e i bambini… Peccato che i matti venivano poi imprigionati, e i bambini, ahinoi, educati. Per fortuna ricorda un proverbio napoletano che “a pazze e a peccerille dio l’aiuta”… pazzi e bimbi li aiuta dio, che qualcosa infine ha fatto, se ora almeno sappiamo che i manicomi non devono esistere più. Rimangono, ancora prigionieri forse di troppa malintesa educazione, i bambini, che guai a loro se imbrattano pareti…
    Una domanda: Sarà un pezzetto d’anima del bambino che siamo stati, sfuggito alle maglie dell’educazione, ad armare le mani che qua e là imbrattano i muri delle città? E per dirci cosa?
    C’è un sito che raccoglie un’infinità di foto di scritte. Andate a vedere, si chiama Star Walls. Un saggio di sociologia urbana non potrebbe raccontare meglio. Che ne dite di “BAMBINI, LA TV DICE SOLO BUGIE”, e ”L’INTELLIGENZA È UN’ARMA, MA VOI SIETE PACIFISTI”, o “NON LANCIARE UOVA, PENSA VEGAN, LANCIA SASSI”… Slogan, proclami, birbonate, sogni, qualcuno infranto, speranze collettive, dolori privati.
    “TI AMO COSTANZA, MA SENZA SPERANZA”. Era la scritta, enorme, sul fianco di un cavalcavia, sulla Flaminia, sotto il quale sono passata per anni, andando verso il centro Rai. Ogni volta pensando a quanto grande fosse quel vuoto di speranza.
    Ognuno dovrebbe avere un muro che parla per noi. Un bel muro sporco… che fra i disegni a capo del letto di Alda Merini, fa tanta simpatia uno schizzo di lei sognante e sorridente avvolta nel fumo dell’ennesima sigaretta, che dice: “amo la sporcizia, la amo, la desidero, la bramo”.
    I matti e i bambini…
    Nel cortile sotto casa adesso che è primavera gruppetti di bambini sono tornati, insieme alle rondini, a giocare. Sono già bene educati, se una sola volta ne ho visto uno furtivo provare a scribacchiare qualcosa sul muretto, ma con tanto timore che non ne è rimasto segno. Hanno licenza, però, di usare gessetti colorati sui mattoni del vialetto, e un giorno ‘sur le pavé’ sono sbocciati una campana, un fiore, delle foglie…
    Scusate il salto, tanto lungo da varcare i mari… ma il pensiero è andato a un’opera di Boa Mistura, che è un gruppo di artisti dei graffiti di Madrid, cinque persone di diversa formazione, dall’ingegneria civile a belle arti, architettura… Me li aveva indicati Emanuela Bussolati (l’architetto dei sogni per intenderci), segnalandomi appunto, a proposito di parole sui muri e sulle strade, il loro ultimo lavoro: una grande foglia di 5000 metri quadrati al centro di una piazza che pronuncia, anzi urla, la parola “VIDA”. Vita.
    La grande foglia si trova all’incrocio tra Avenida Carrera 30 con Calle 22 a Bogotà, ed è opera legata al progetto sociale che intorno a questa piazza ha “ricollocato” più di 450 famiglie. Uomini donne e bambini venuti dalle foreste dell’Amazzonia, dalle montagne, dal mare… spinti a lasciare le loro case da un conflitto interno che sembra non finire mai, e che tanto dilania la Colombia. Persone tanto diverse che hanno in comune l’aver vissuto il dramma della fuga, e ora sono tutti qui, a ricostruire insieme il loro futuro. A costruire relazioni intorno a questo grande disegno tracciato nello spazio pubblico.
    Una foglia gigante, appare, vista dall’alto. Ma se cambiate prospettiva, e vi avvicinate, vedrete che è composta da centinaia e centinaia di piccole foglie, che insieme compongono la parola “vita”. Che parla dei desideri e dei progetti della nuova vita che tante famiglie sono andate lì a cercare. E chissà quale nuovo stormire nasce dal loro collettivo intrecciarsi…
    Ognuno dovrebbe avere un muro che parla per noi, quando è difficile trovare parole, o troppe ne sono state dette,
    Ricordate? Quando all’inizio dell’anno fu sgomberato il campo profughi di Calais, ed erano stati impiegati lacrimogeni e proiettili di gomma, davanti all’ambasciata francese di Londra comparve il disegno di una ragazzina vestita di stracci, opera dell’artista inglese Banksy. Contemporanea Cosette dei Miserabili, con le lacrime agli occhi ed avvolta in una nuvola di gas…
    Per quanti bambini ha parlato quel muro… Per quanti ancora avrebbe potuto parlare, se il disegno non fosse stato subito coperto da un pannello. Polizia? Proprietari dell’immobile? Le notizie che trovo in rete si accavallano… Di fatto il disegno è stato censurato.
    Un pensiero a Cosette… dalla parte degli artisti, dei matti, e dei bambini….

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