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    Un invito, a passi di flamenco…

    alexisAlexis Lefèvre, violino, e Michele Iaccarino, chitarra, in concerto l’11 febbraio al Mamocenter di Roma. Musiche dall’ ultimo album:“ Déjà vu”.
    Sulle loro note, i passi di flamenco di Felipe Mato. Sentite che ne dice Daniela Morandini…

    “ Déjà vu “: ma, già visto dove?
    Dove si erano già visti, Alexis Lefèvre e Michele Iaccarino?
    Quante volte quel violino e quella chitarra si erano sfiorati prima di incontrarsi?
    Lefèvre e Iaccarino, due musicisti cresciuti al Sud, a poca distanza l’uno dall’altro, partiti molto giovani per strade diverse, e che, un giorno, si sono trovati a Siviglia. Due stranieri che avevano squarciato un varco nel flamenco.
    Alexis Lefèvre nasce a Positano, sulla costiera amalfitana. Impara a conoscere il violino fin da piccolo. A diciotto anni,se ne va: Sudamerica, Europa, poi Siviglia. Le sue incursioni nel flamenco iniziano alla Carboneria, dove poeti, artisti e personaggi della notte avevano trovato rifugio nell’ultimo periodo franchista.
    Tra quei tavoli di legno si sarebbero visti anche Pete Seeger e Frank Zappa. In poco tempo, Lefèvre è al fianco di Vicente Amigo, di Juan Carlos Romero, di Tomatito.
    La sua ricerca trasversale, non si ferma. Compone musica per le coreografie di Javier Baron e di Ruben Olmo. Forma gli “ Ultra Hight flamenco”. Nel suo primo album da solista , “ Como puede ser”, suona viola, violino, chitarra. Sua è anche la voce.
    Ma a Siviglia , in quel varco di flamenco, c’è anche Michele Iaccarino, quel guaglione di Napoli che aveva cominciato a suonare la chitarra classica a sette anni, a collaborare con alcuni protagonisti del pop e a scrivere colonne sonore.
    “ Ma qualcosa cambiò – ricorda Iaccarino- quando ascoltai “Fuente y caudal” di Paco de Lucia.
    E così anche lui lascia Napoli e arriva a Siviglia.
    Presto è al fianco di El Labrijano, di Chano Lobato. E’ tra i protagonisti della Biennale del flamenco, del Festival di Jerez. La sua chitarra e la sua ricerca attraversano la danza, la coreografia, la scuola e, ancora, il flamenco.
    “Perché – spiega il musicista- non c’è modernità che valga se non si conosce la tradizione”.
    E un giorno Lefèvre e Iaccarino, quei due stranieri che si erano aperti quel varco nel flamenco, si incontrano.
    “Déja vu” è il loro disco: ma già visto dove?
    Forse lungo quelle strade parallele che ora riprendono forma nei brani di questo album.
    Forse perché si erano già visti sul “Tren Napoli-Paris, o “ Al puerto”, o magari davanti a un “ Puparuolo”.
    Forse, perché “ Napoli spacca”.
    E le corde di questo violino e di questa chitarra, questa sera si intersecano con i passi di flamenco di Felipe Mato: è l’incontro con un’altra storia. Quelle di un ragazzino di Siviglia che studia al Conservatorio di Matilde Coral e che, a quattordici anni, anche lui, se ne va.
    Ora, Felipe Mato è tra i ballerini più famosi di Spagna e la sua scuola un punto di riferimento a Siviglia. Anche lui, già visto, chissà dove, chissà quando, attraverso quel varco squarciato nel flamenco.

    Daniela Morandini

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