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    Se questo è un pentito…

    UnknownSarà che in carcere queste temperature da cui non c’è scampo sono tortura che si aggiunge a tortura… di questi tempi mi arrivano lettere che sono sussulti, ché si fa fatica anche a mettere in fila le parole e “perdona se sarò breve…”. Ma c’è sempre spazio per qualche notizia cattiva, di quelle che “in questo momento mi sento svuotato, sono spento… mi sento impotente”…
    E mi arriva la lettera di Alfredo Sole, dal carcere di Opera. Che in “Spes contra spem, il documentario che raccoglie testimonianze di quelli del fine-pena-mai-ma-proprio-mai che in questi giorni sta girando per l’Italia, racconta del suo passato, del suo pentimento, dei suoi tormenti… insomma, una forte, non facile presa di distanza dal mondo criminale di cui ha fatto parte. E’ stato portato, questo film, anche a Racalmuto, il paese nel quale Alfredo è nato, e che è stato luogo negli anni ’80 di crimini di mafia, che lo hanno visto attore… Immaginate il suo “tremore” al pensiero, perché “credo che difficilmente possa essere stato dimenticato a causa di quello che ho fatto”. Ma quella di Racalmuto è la sua gente e davanti alla sua gente sa di non poter restare muto, o far parlare solo il film. Così per l’occasione ha inviato una lettera, che qualcuno ha letto per lui, perché “questa è forse l’unica e l’ultima occasione che ho per chiedervi SCUSA, a tutti quanti voi”.
    Ve ne leggo brani, perché sono parole di “pentito”, pentito vero e non per scelta processuale, che chiede di essere ascoltato…
    “Non cerco scuse, semplicemente perché non possono esserci. Sono consapevole delle mie colpe. Avrei potuto scegliere strade diverse, invece ho scelto l’unica che dovevo accantonare. Non solo ho fatto del male a singole persone che venticinque anni fa del resto pensavo lo meritassero, no, ho fatto male a un intero paese, a tutte quelle persone che per tutto quello che abbiamo scatenato non si sono sentite al sicuro. Oggi il mio pensiero è mutato, non so se devo dare merito di questo ai miei studi filosofici o semplicemente alle riflessioni che nel frattempo sono pervenute, o a tutte e due le cose”.
    Chiede scusa, Alfredo, che nel filmato si offre al nostro sguardo e allo sguardo dei suoi compaesani “completamente cambiato, invecchiato, con pensieri e riflessioni che spero portino a riflettere anche tutti voi (…). Non è stato facile per me… ma ho parlato con il cuore. Ho imparato a dare peso alle parole, a volte le definisco anche magiche, ma a volte penso che sono solo parole che si disperdono al vento e altre che muoiono in gola”.
    Sarebbe piaciuto ad Alfredo essere a Racalmuto… “ a parlare con voi, a rispondere alle vostre domande… c’è un’intera generazione che non mi conosce e che non conosco. Non voglio fare la paternale a nessuno. Spero solo che vedendo il film possano capire a cosa si va incontro intraprendendo una vita deviante e deviata come la mia…”
    Racalmuto, che a tutti noi evoca il profilo pensoso di Sciascia. Che sicuramente sarebbe stato lì ad ascoltare… e in silenzio annuire…
    “A volte mi chiedo se ancora faccia parte di questo paese, mi piacerebbe, ma capisco che non c’è più posto per me e forse è giusto che sia così (…). Quello che posso chiedervi è: perdonatemi se potete. Io ho smesso di odiare da molto tempo, ho capito che l’odio distrugge non solo la persona odiata, ma anche chi odia. Io sono stato distrutto dal mio stesso odio, acceso dall’ira e questo l’ho capito, anche se a caro prezzo. So che la mia vita si concluderà dietro le sbarre di un carcere, ma quello che faccio, insieme alle persone che sono qui, è portare la mia testimonianza, far conoscere cosa è la vita deviata, a cosa si va incontro. Le vite che si distruggono. Come dico nel film, la vita è solo una. Vivetela, e nel modo migliore possibile, assaporandola ogni istante…”.
    E non è forse questo uomo pentito? Profondamente mutato? Sembra che il carcere, durissimo (Alfredo Sole è passato da lunghi anni al 41bis all’altrettanto feroce rigore dell’ergastolo ostativo), la sua funzione dunque l’ha svolta…
    Dovremmo esserne contenti e trarne le dovute conclusioni. Come ha fatto la Direzione del carcere di Opera che ha chiesto per lui la declassificazione. Insomma uscire dall’Alta Sicurezza.
    L’amara lettera che ricevo oggi: “Credo che questa volta, visto la strada che abbiamo fatto, e non poca, si aspettassero che nessuno creasse problemi. Quanto si sbagliavano…”
    Già, perché la procura antimafia di Palermo DDA, a cui è stato chiesto, come prassi, parere, ha risposto immediatamente per Alfredo: – In ventisei anni di carcere non ha mai dato segno di voler collaborare con la giustizia e non ha dato segni di ravvedimento-
    L’amaro commento: “La stessa nota inviata tre anni prima, in risposta alla stessa proposta di declassficazione…. Credo che questa volta né il direttore né l’intera equipe trattamentale si aspettassero questa risposta. Il fascicolo allegato sul mio percorso è bello corposo”.
    C’è da chiedersi, e spesso ce lo chiediamo, se la Procura non l’abbia neanche aperto il fascicolo, affidandosi ad automatismi che tanti sforzi e tante vite calpestano…
    “Oggi non sono un buon compagno di penna, mi sento svuotato”.
    Eppure, la pena maggiore che si può scontare, dice sempre il professor Giuseppe Ferraro che anche in carcere insegna filosofia, è la consapevolezza. La coscienza è la pena. Ma non è facile da capire, in un paese dove la coscienza, insegna sempre Ferraro, “è sempre meno consapevolezza, e l’esistenza è sempre meno un progetto, e la società sempre meno un progetto sociale”.
    Un paese e un sistema che sanno essere più feroci di quanto siano state le persone che si ha la pretesa di redimere… a cui sembra che delle storie come quella di Alfredo Sole e del suo infinito penare non importi nulla, ché ci sono persone e persone, e non per tutti si può avere attenzione… e l’attenzione, a dar retta ai notiziari, in questi giorni s’è tutta consumata alla ricerca del braccialetto elettronico che risparmiasse prima possibile il trauma del carcere al giovane attore “omicida stradale”… E adesso che s’è trovato, siamo tutti più sereni…

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