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    Due cartoline d’auguri…

    gatto scrittoreDue brevi appunti, che Gatto Randagio ci invia, come biglietti d’augurio per le feste alle quali, convinti o recalcitranti, siamo comunque tutti invitati a prepararci… Una riflessione sul dono, e una cartolina da e per il Mondo di sotto.

    Giornata bigia di pioggia, l’altro ieri. Il Gatto ne ha approfittato per restare in casa, a tentare di stilare l’elenco dei libri che regalerà per Natale. Tranne rare eccezioni, tende a donare solo libri, il Randagio. Che non è affatto scelta facile o sbrigativa. Con il dubbio di sempre: cercare il titolo giusto per ciascuno, o affliggere tutti con il libro che più, nell’anno, gli ha fatto battere il cuore… Ricorda ancora i sorrisi spenti di quando ha distribuito a tutto spiano racconti dal carcere. “Come fossero stati invece entusiasmanti quelli ricevuti in cambio, di libri!”, si è detto. Poi subito vergognandosi di questo pensiero cattivello…
    E per riparare si è messo a sfogliare l’ultimo libro scritto dalla teologa Adriana Zarri, “Un eremo non è un guscio di lumaca”, per ripescare una riflessione, che gli era stata sottolineata da altra scrittrice, Gabriella La Rovere, sul dono. Ascoltate…
    “Non voglio coltivare lo spirito d’indipendenza; non voglio coltivare quell’orrore del debito che era tipico del galantuomo ottocentesco, positivista e sufficiente, che riteneva di non dover nulla a nessuno e traduceva in una norma d’onore economico il proprio orgoglio e la propria cecità. Io so di dover tutto a tutti: a cominciare da Dio e dal sangue e dal latte di mia madre, per finire con l’aria che respiro (…) So bene di dover tutto a tutti e non mi voglio “sdebitare”. Quando qualcuno mi fa un dono e non vuole il “ricambio”, lo accetto, perché neanche a me piace di “ricambiare”, quasi a ristabilire parità improponibili. Io accetto il dono e resto in debito. E se poi, a mia volta, posso fargli un regalo, è un regalo e non una restituzione, un pareggio di conti. “Così – gli dico – io resto in debito; e mi piace; adesso sei in debito anche tu. Non siamo in pari: siamo entrambi reciprocamente debitori; e possiamo dir grazie”.
    Pensiero molto controcorrente, in questi giorni d’affanno d’acquisti (per chi può), che il Gatto ha deciso di inviare a tutti, come cartolina d’auguri. Che sia da spunto per una riflessione natalizia, sul dono, sul debito, sulle nostre attese, sulla trappola consumistica in cui tutti, più o meno potendo, cadiamo… Noi abbiamo deciso, quest’anno, di restare in debito…
    Chissà che non ci aiuti a liberarci di quel sottile senso d’incompiuto che pure spesso, quando tutto è compiuto, ci prende alla gola. E non riusciamo a capire neanche perché. Come l’attesa non fosse mai stata tradita…

    Sarebbe poi voluto scendere in strada, il Randagio, e tentare un giretto. Ma un po’ l’aria bigia, un po’ la pigrizia, un po’ quelle meste luminarie che si riflettono sui vetri della finestra… ha definitivamente deciso di rimanere in casa, a rimestare fra quaderni e fogli. E non è stato un caso, proprio l’ha cercato… l’appunto preso, randagiando in metropolitana alle sette del mattino, il giorno dell’Immacolata di qualche anno fa.
    Una cartolina dal mondo di sotto, mentre nel mondo di sopra, come sempre l’8 di dicembre, si aspetta l’avvio della “corsa agli acquisti”. Ecco:
    “Alle sette del mattino, sottoterra, un giorno di festa, sulla nostra linea di metrò, si incontrano soprattutto volti colorati. Per lo più del Bangladesh, indiani, cinesi (salgono alla fermata di Piazza Vittorio, in genere) e qualche nero d’Africa. Ci sono anche un ragazzo dall’aria impaziente con troller, un maturo signore anche lui con troller, una ragazza un po’ assonnata, una donna affaticata e un po’ triste… con i loro visi bianchi, al confronto con gli altri, appaiono piuttosto scoloriti, sparsi qua e là in mezzo a tutte le sfumature del bruno e del giallo.
    Un uomo, un cinese, sul sedile di fronte sembra dormire, con la testa reclinata sulla spalla. Sembra dormire e sognare. O forse non dorme, ma è lì piuttosto a trattenere un sogno, perché non fugga via. Strizza le palpebre come a metterlo bene a fuoco e fermarlo ancora, quel sogno che forse sta già sfumando nella nebbia del giorno. E sembra sorridere, di piacere e di dolcezza. Sorride, di piacere e di dolcezza, anche quando li riapre, gli occhi. E chissà cosa ancora vede, intorno a lui… Accanto c’è un ragazzo nero d’Africa che dorme disteso, occupando tutti e quattro i posti della fila. E il suo sonno è così profondo, che chissà non diventi questo suo un viaggio infinito, avanti e indietro, avanti e indietro su un vagone di metropolitana. Ha le scarpe color argento. Mi piace pensare abbia passato la notte danzando…”
    Spedirà anche questa cartolina, il Gatto. Destinazione: quelli del mondo di sotto. Con l’augurio che tutti possano indossare scarpe d’argento, sulle quali passare la notte danzando… writing-cat

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