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    Il delitto imperfetto

    parole tossiche“I guasti del mondo si annidano nelle parole con le quali diciamo il mondo”. Frase che il Randagio ha ritrovato appuntata sulla copertina di un vecchio libro. E oggi gli sta frullando in testa, mentre si avvia al voto, un po’ recalcitrante, e carico di dubbi e inquietudini.

    Le parole con le quali diciamo il mondo… Quanti guasti, va rimuginando, se per dirne una (e non prendetelo per fissato…), a proposito della tragedia contemporanea delle migrazioni, un ministro degli interni può tranquillamente affermare che nel mese di maggio ci sono stati solo due morti in mare. Fingendo di non saperlo, che i morti non si possono contare con i corpi recuperati. Oltretutto in un Mediterraneo oggi senza soccorsi e senza testimoni.

    Eppure la storia di quei due morti, che non sta in piedi nella logica prima ancora che nel confronto con i numeri pur forniti da autorevoli istituzioni, rimbalzata da notiziari e dibattiti, esponenzialmente moltiplicata da “operatori” in rete, o utenti incauti che non si prendono la briga di riflettere prima un attimo… eccola lì ben acquattata nella testa di tanti, di chi preferisce crederci. Piccolo strabiliante esempio nel mare magnum della grande mistificazione…
    “I guasti del mondo…”, quella frase il Gatto l’aveva a suo tempo appuntata sulla copertina di un’edizione de “Il delitto perfetto”, di Jean Baudrillard, che quindi è subito andato a risfogliare…
    Testo molto complesso, scritto quando il confronto, forse per noi profani, era ancora soprattutto con la televisione, ma pure la comunicazione mondiale in tempo reale era già trionfo di strumenti telematici, realtà virtuali, supercomputer… Un testo che ci spiega come le cose sono andate scomparendo perché sostituite dalla loro simulazione.
    In una successiva intervista a Repubblica Baudrillard avrebbe poi detto: “In fin dei conti l’obiettivo dei media non è stato forse di eliminare effettivamente il principio morale e filosofico della verità, per installare al suo posto una realtà completamente ingiudicabile… ? (..) per togliere, insieme agli strumenti tecnici, realtà al mondo e instaurare una sorta di incertezza, di gioco, e finalmente di amoralità delle cose… ”. E così ci liberano dal dovere di attenerci ai principi di verità e obiettività, su cui è fondata la nostra morale”.
    Liberandoci insomma dal mondo reale, dove c’è Vita, ma c’è anche Morte. Una terrificante oggettività, quella del mondo, da cui fuggire rendendolo irreale, rendendolo virtuale… Come non pensare, oggi, alla morte di quegli altri, a tutti quei morti che scompaiono, ingoiati in quel numero “due”, con il quale viene pronunciata l’ultima simulazione…
    Comunque a proposito di “altri”, c’è un capitolo del libro che punta un faro su “l’altro versante del delitto”. Insomma, col Virtuale, ci mette in guardia Baudrillard, entriamo non solo nell’era della liquidazione del Reale, ma anche in quella dello sterminio dell’Altro. Un’equivalente della pulizia etnica “che non riguarderebbe solo singole popolazioni, ma si accanirebbe contro tutte le forme di alterità”, anche quelle che riguardano ciascuno di noi. E, fermandoci al caso delle popolazioni: “l’Europa moderna si accontenterà di sopprimere i mussulmani e gli arabi, come fa già dappertutto, oppure li renderà schiavi immigrati”. Preveggenze…
    Nel “Delitto perfetto” Baudrillard ricorda che in questo contesto il pensiero diventa cosa estremamente rara e proibita, “da coltivarsi in luoghi segreti”.
    Si vede che i ragazzi della scuola di Palermo che hanno realizzato il tanto incriminato video sulle leggi razziali non hanno letto il libro. Sarebbero almeno stati meno incauti…
    Ma non tutto è perduto. Sempre nell’intervista citata, Baudrillard, fra le tante cose, sembra però anche darci un’indicazione: “certo, da una parte si perde, in misura enorme, ma se si sa affrontare la situazione in una certa prospettiva si può pervenire ad un’interpretazione ironica, nel senso che l’ironia può ispirare una visuale totalmente relativizzata e destabilizzata. Si può perdere, certamente, ma forse si possono anche trovare nuove regole per giocare”.
    E ridacchia, il Gatto, pensando allo sventolar di lenzuola incriminate…
    Ma, ironie a parte, un po’ ci conta (a che si possano trovare nuove regole per giocare), altrimenti avrebbe già smesso da tempo di andare a votare. Ma, frastornato dalle voci dei salotti televisivi che, ahilui, ha cercato di seguire per provare a districarsi un po’ (eppure gliel’avevo detto di lasciare perdere…) rimane, forte, il dubbio. Se tutto è informazione, niente informa più davvero. Ché, come ha letto, se in passato la grande questione filosofica era: “perché c’è qualcosa piuttosto che nulla?”, oggi la vera questione è “perché c’è niente piuttosto che qualcosa”.
    Il delitto perfetto sembra ormai compiuto.
    Ma ancora dal libro di Baudrillard arriva un aiuto. “Per fortuna, come insegna Sherlock Holmes, il delitto perfetto non esiste: in ogni crimine c’è un dettaglio che stona”.
    E come non pensare al dettaglio stonatissimo di quei “due soli uomini morti in mare”…
    In ogni caso, “non ci si sbarazzerà facilmente del cadavere della realtà”.

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