More

    L’Amazzonia, dunque. In attesa dell’uomo nuovo…

    scimmiettaSull’Amazzonia, una bella lezione di Vittorio da Rios. In attesa dell’uomo nuovo che verrà. E vogliamo credergli:
    “L’Amazzonia il più grande polmone verde ancora esistente sul pianeta, si estende su un’area che supera i 7 milioni di chilometri quadrati,con la superfice boschiva che ne occupa circa 5,5. E’ situata per il 65% in territorio brasiliano il restante in Venezuela, Colombia, Guyana,Suriname,  Guyana francese, Bolivia, Perù Ecuador. In questa area enorme di verde vi si ritrova una infinità di specie sia per quello che riguarda la Flora che la Fauna.Tuttavia la deforestazione o disboscamento iniziato negli anni 40, “il termine ha quella datazione” ha ridotto la superfice, dati rilevati nel 2017 solo nel bacino brasiliano del 20% equivalente a circa 783.828 Km quadrati vale a dire di 2,6 volte la superfice dell’Italia rispetto alla superfice censita nel 1970. la costruzione della autostrada Trans-Amazzonica nel 1972 ha di fatto messo in moto un processo di selvaggia deforestazione da parte delle multinazionali, e dei grandi latifondisti che gestiscono all’oggi le produzioni agricole e gli allevamenti.Vi è una copiosissima letteratura di denuncia di violenze e uccisioni dei Leder Indios nativi che si battono in difesa della integrità culturale, delle tradizioni millenarie in armonia con la Fauna, e Flora che rendono quel vasto territorio del Pianeta fondamentale per il mantenimento del suo ecosistema. Gia nel 2015 l’allora presidente del Brasile Dilma Rousseff in un suo intervento alle Nazioni Unite aveva affermato che il Suo paese aveva ridotto del 82% il processo disboschivo in Amazzonia brasiliana. Annunciando che nei prossimi 15 anni il Brasile si impegnava a eliminare la deforestazione illegale e a rimboscare oltre 150.000 chilometri quadrati, e recuperare 120,000 chilometri quadrati di pascoli degradati. Questo era negli auspici del governo democratico di allora del Brasile.Ora con al potere i più sfrenati liberisti non c’è da escludere che riprenda la selvaggia deforestazione, il saccheggio delle risorse, e l’ulteriore sopraffazione se non sterminio delle residue popolazione native Indios Stimolato dal bellissimo scritto di Francesca ho ripreso in mano un testo curato da M. Teresa Giannelli di Hermann Hesse, “la natura ci parla” nato dalla iniziativa dell’editore Suhrkamp di pubblicare le opere del grande Scrittore tedesco autore di Siddhartha, Il Gioco delle perle di vetro, Demian, Il Lupo della steppa. e altri grandi romanzi.Premio Nobel nel 1946 per tematiche. Hesse fu un grande e appassionato cultore della natura, emblematica tra le tante l’immagine che lo ritrae nel giardino della sua casa a Montagnola in Svizzera con la Gerla in spalla capello a grandi ale e vestito da contadino roncola e forbici in mano potare alberi da frutto, e accudire siepi Illuminate la sua visione “filosofica spirituale della natura che possiamo fare sintesi in “Il linguaggio della natura”. Tutto il visibile afferma Hesse è espressione, tutta la natura è immagine, è linguaggio e scrittura geroglifica, con un suo colore. Oggigiorno, pur disponendo di una scienza della natura assai sviluppata, noi non siamo veramente preparati né educati all’autentico vedere, e in genere, nei confronti della natura, siamo piuttosto sul piede di guerra.Altri tempi, forse tutti i tempi, tutte le epoche che hanno preceduto la conquista della terra da parte della tecnica e dell’industria,hanno avuto sensibilità e comprensione per il magico cifrato della natura, e hanno saputo leggerlo in modo più semplice e più innocente di noi. Questa sensibilità non era affatto sentimentale,il rapporto sentimentale dell’uomo con la natura è piuttosto recente, anzi è sorto forse dalla nostra cattiva coscienza nei confronti della natura.Il senso di un linguaggio della natura, il senso del piacere per la varietà che la vita generatrice ovunque mostra, e lo stimolo a una qualche interpretazione di questo multiforme linguaggio, o piuttosto lo stimolo alla risposta, è antico come l’uomo.L’intuizione di una unità occulta, sacra,dietro la grande molteplicità, di una madre primordiale dietro tutti i nati, di un creatore dietro tutte le creature,questo mirabile impulso atavico dell’uomo a tornare verso il mattino del mondo e il mistero delle origini, è stata la radice di tutte le arti, e lo è oggi come sempre.Noi oggi sembriamo essere infinitamente lontani dalla venerazione della natura in questo senso religioso di ricerca dell’unita del molteplice.Dentro questa sensibilità tendente alla unità del tutto pur nella straordinaria diversità cara a Hesse, non posso non rilevare come L’uomo “Editus” -edito- sia responsabile di immane catastrofi in questi ultimi 527 anni di storia dell’uomo “Editus”Figura coniata dalla rivoluzione antropologica balducciana”che ha come tragico spartiacque la frattura non ancora ricomposta risalente a una data ben precisa 1492. la nascita del monologo culturale Eurocentrico e del dominio sul resto delle civiltà presenti sul pianeta,Straordinario il dialogo a sintesi del tutto che vi fu alcuni anni tra Giovanni Franzoni e dom Pedro Casaldàliga vescovo della prelatura di Sao Felix nel Mata Grosso scampato ad attentati per la sua difesa delle popolazioni Indios e della loro terra dai potenti latifondisti e multinazionali. In occasione di una grande assemblea delle comunità cristiane di base svolta a Sao Felix, Giovanni e Casaldàliga discutevano della catechesi ai bambini degli Indios. Casaldàliga rivolgendosi a Giovanni gli disse: sai io i bambini degli indios non gli battezzo più! E perché gli disse Giovanni; Perché ho paura di sciuparli gli rispose Don Pedro, gli devo raccontare sta storia del peccato originale che hanno fatto, la cacciata dal paradiso ecc.E loro mi rispondono: ” I bambini” ma questo lo hanno fatto i Portoghesi e Spagnoli e ci venite a rompere le scatole a noi! Per dire dei disastri compiuti dal monologo eurocentrico e dal tragico paradigma del dogma del peccato originale.fonte e causa delle tragiche distorsioni mentali che affliggono e devastano tuttora l’Uomo “Editus”. In attesa che prenda forma l’Uomo “Nascondibus” “inedito” L’uomo nuovo che ancora non c’è ma che qua e la già si notano i germogli.L’uomo “Inedito” l’uomo nuovo sara l’uomo del futuro e andrà a costruire una nuova civiltà, di armonica convivenza con la natura e tutto ciò che è creatura vivente”Vittorio da RIos

    Ultimi Articoli

    Il carcere, una casa morta…

    Il segreto del giardino

    La giornata della Terra

    Ancora Parole buone

    Archivio

    Tag