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    Oscar Wilde, invece, bisogna proprio andare a cercarlo. In un angolo di giardino dietro le cancellate di Merrion Square. La luce di maggio ha affollato gli alberi di foglie, e lui sta nascosto fra ombre di rami e alti cespugli. E’ seduto sopra una roccia e vestito della giacca da camera, dai colori accesi di smalto. E’ seduto, anzi quasi disteso. Quasi temi stia li’ li’ per scivolare sul piano inclinato di quella rupe. Ma resta fermo. Inchiodato al suo letto di pietra. Lo sguardo oltre l’inferriata, al di la’ della strada, alle finestre della casa di fronte, che lo vide bambino. Pensi ne sia stato appena cacciato. E fa uno strano sorriso. Una smorfia, piuttosto. “Quando le persone sono d’accordo con me, ho l’impressione di avere torto”. Una delle sue “storiche” frasi scritte su una stele piu’ in basso. Forse e’ di questa che ride amaro. O forse ritorna, cupo, un pensiero. Dal de profundis. Di quando si subisce un giudizio e tutta la vita viene giudicata. Di come tutte le sentenze sono sentenze di morte. Pensiero dal profondo del suo dolore…

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