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    A proposito di Steve Jobs

    Qualche giorno fa, sul trenino che da Roma porta sulla Flaminia… Ad una delle fermate, sette -otto dalla partenza, c’è anche una scuola… Il giorno dopo la morte di Steve Jobs… due ragazzini, forse tredici, forse quttordici anni, lì a parlare fitti fitti della sua morte, un pò stupiti, un pò spaventati, come parlassero di un amico, del quale sembravano davvero sapere molto… come di uno di famiglia insomma. Poi, a un tratto, il loro pensiero va al “morire”. Era diventato tanto ricco, dice uno di loro… tanto ricco e i soldi non gli sono bastati per un pezzo di corpo nuovo, dice l’altro… Silenzio, fra una frase e l’altra. Un silenzio che sembra risucchiare i loro giovani pensieri. Già, non gli sono bastati, riprende il primo… ma forse, aggiunge dopo un attimo, forse non avrà voluto altri tormenti… Forse… Ripensando, a quei due ragazzini lì a discutere seri, come due piccoli uomini, prima di entrare a scuola… quale pensiero della vita e della morte, e di quale vita e di quale morte, a bussare, di primo mattino, sulla soglia delle loro giovani menti…

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