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    Celle…

    Ancora, dalla riva buia di cui nessuno parla. Da Marassi, carcere di Genova. Un detenuto ha fatto causa, per la cella troppo piccola e affollata nella quale è costretto a vivere. Il Magistrato di Sorveglianza giudica ‘illegittime’ le condizioni detentive e ‘richiama’ il penitenziario. Questo è il documento che ci arriva da Roberto Martinelli, segretario aggiunto del SAPPE, il sindacato di polizia penitenziaria. E volentieri pubblichiamo…

    “E’ stato in una cella del carcere genovese di Marassi, destinata ad ospitare 4 detenuti, sistematicamente con non meno di 6 ristretti, fino ad arrivare ad un massimo di 9 ‘coinquilini’. Per questo è ricorso al Magistrato di Sorveglianza di Genova che ha intimato alla Direzione del carcere della Valbisagno, uno dei penitenziari più affollati d’Italia con più di 800 detenuti presenti a fronte dei circa 450 posti letto regolamentari, di evitare, nel futuro, a condizioni detentive di sovraffollamento, anche alla luce della decisione della Corte di Giustizia europea che, nel luglio 2009, aveva già sancito il diritto dei detenuti a vivere in spazi adeguati (liquidando un cospicuo risarcimento a un uomo vissuto in una cella di 3 metri quadrati). A ricorrere alla Magistratura di Sorveglianza è stato un italiano tossicodipendente di circa 50 anni, per 7 mesi detenuto a Marassi. “L’ordinanza della Magistratura di Sorveglianza di Genova” commenta Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri “punta clamorosamente l’indice sul grave sovraffollamento penitenziario. Pur riconoscendo soddisfacenti le condizioni strutturali della struttura detentiva della Valbisagno e dei servizi disponibili, sottolinea l’illegittimità delle condizioni detentive derivanti dal perdurante sovraffollamento  e dal fatto che il ricorrente, tossicodipendente sottoposto a terapia, ha condiviso la cella con altre 7 persone per più di 20 ore al giorno. E’ evidente che l’Amministrazione penitenziaria dovrà rispettare l’Ordinanza della Magistratura di Sorveglianza di Genova, ma se all’orizzonte non si vede alcun concreto provvedimento di contrasto al sovraffollamento in carcere mi pare sarà impresa quasi impossibile osservarla”. (…)

    Martinelli sottolinea come “secondo alcuni dati recentemente diffusi è emerso che l’80% dei circa 70 mila detenuti oggi in carcere ha problemi di salute, più o meno gravi. Il 38% versa in condizioni mediocri, il 37% in condizioni scadenti, il 4% ha problemi di salute gravi e solo il 20% è sano. Un detenuto su tre è tossicodipendente. Del 30% dei detenuti che si è sottoposto al test Hiv, il 4% e’ risultato positivo. E ancora, il 16% soffre di depressione o altri disturbi psichici, il 15% ha problemi di masticazione, il 13% soffre di malattie osteoarticolari, l’11% di malattie epatiche, il 9% di disturbi gastrointestinali. Circa il 7% è infine portatore di malattie infettive. Tutto questo va ad aggravare le già pesanti condizioni lavorative delle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, oggi sotto organico di ben 7mila unità. Il dato importante da considerare è che i detenuti affetti da tossicodipendenza – come nel caso del ristretto siciliano che è ricorso alla Magistratura di Sorveglianza di Genova per il sovraffollamento del carcere di Marassi – o malattie mentali, come ogni altro malato limitato nella propria libertà, sconta una doppia pena: quella imposta dalle sbarre del carcere e quella di dover affrontare la dipendenza dalle droghe o il disagio psichico in una condizione di disagio, spesso senza il sostegno della famiglia o di una persona amica. Forse è il caso di ripensare il carcere proprio prevedendo un circuito penitenziario differenziato per queste tipologie di detenuti.”

    Martinelli sottolinea infine come “nonostante l’Italia sia un Paese il cui ordinamento è caratterizzato da una legislazione all’avanguardia per quanto riguarda la possibilità che i tossicodipendenti possano scontare la pena all’esterno, oggi quelli in carcere con problemi di tossicodipendenza sono circa il 35% dei presenti: la Liguria, poi, è la regione d’Italia con il maggior numero di tossicodipendenti tra i detenuti, più del 41% dei presenti. La legge prevede che i condannati a pene fino a sei anni di reclusione, quattro anni per coloro che si sono resi responsabili di reati particolarmente gravi, possano essere ammessi a scontare la pena all’esterno, presso strutture pubbliche o private, dopo aver superato positivamente o intrapreso un programma di recupero sociale. Nonostante ciò queste persone continuano a rimanere in carcere. Noi riteniamo sia invece preferibile che i detenuti tossicodipendenti, spesso condannati per spaccio di lieve entità, scontino la pena fuori dal carcere, nelle Comunità di recupero, per porre in essere ogni sforzo concreto necessario ad aiutarli ad uscire definitivamente dal tragico tunnel della droga e, quindi, a non tornare a delinquere. I detenuti tossicodipendenti sono persone che essendo malate hanno bisogno di cure piuttosto che di reclusione. E alla luce dell’ordinanza della Magistratura di Sorveglianza di Genova mi sembra non si dovrebbe perdere ulteriore tempo”.

     

     

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