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    Contestualizzando…

    Provate ad eseguire una melodia seduti con il vostro strumento al centro di una stanza, al centro di una casa assolutamente priva di voci. Il suono si amplifica oltre ogni immaginazione. La perdita di confine fra la musica che abbiamo dentro e quella che che riusciamo a portare fuori diventa incontrollabile. Il suono si propaga lungo onde ampie, sempre più ampie. Disegna superfici che si allargano, si allargano, si allargano. Sulle quali si dilata l’anima. Che è una sensazione indescrivibile. Esaltante. Paurosa. In uno spazio muto bastano poche note insieme per sviluppare vibrazioni e forze infinite. Ma c’è un limite di dilatazione oltre il quale l’anima si perde. Se non siamo ancora pronti per il salto nell’infinito. Allora non basta battere la nota che segna il punto del silenzio. Per fermare la paura. (Angela, agela, angelo mio… Stampalternativa, p.35)

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