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    La barca della Sirena

    Questa mattina Daniela è arrivata in ritardo. Ma non poteva far altro. Che finire di scrivere per noi quello che la Sirena stanotte le ha raccontato. Un’altra storia, dunque, sussurrata dal mare…

    “La Sirena delle Rocce, si sa, non sapeva nuotare. Da quando aveva perso le ali, aveva  paura dell’acqua. Viveva  sullo scoglio più alto, anche se  le piaceva tanto quel blu che faceva rumore. Una sera scese in spiaggia, e vide che le onde  avevano lasciato qualcosa di nuovo. Un regalo per lei? Era il relitto di un gozzo. I marinai, per ascoltare le  sue compagne cantare, si erano avvicinati  troppo alla riva, e avevano fatto naufragio. Se l’avesse aggiustato, quante cose  avrebbe potuto fare! Allora raccolse i legni portati dalle onde e li sistemò sulla chiglia, con il corallo la dipinse di rosa  e con il mare vi disegnò  una riga celeste. La sirena che non sapeva nuotare aveva una barca! La spinse in acqua e quando fu un po’ al largo, si sdraiò sulla prua. Stava per addormentarsi quando, all’improvviso,  mille braccia l’afferrarono per i capelli trascinandola sott’acqua. Era un Polpo: più che un polpo era  una piovra! “Sei matto? Lasciami! Affogo! –urlava la Sirena. Il Polpo la rimise sulla barca senza parole: non aveva mai visto mai visto una sirena che non sapeva nuotare! Allora  cominciò a remare con forza. “Vedi laggiù?” cercava di farle vedere, mentre lei tossiva e vomitava acqua salata. “Dove? Chi? Non vedo niente” brontolava strizzando gli occhi gonfi. “Laggiù (…) c’e’ il barcone  di un Mercante di uomini. Porta da lontano anche donne e bambini. E l’altra notte, quando tirava vento, ha buttato tre giovani in acqua: un  sacrificio a chissà quale dio! E’ un mercante cattivo, evi fare qualcosa!”. ” Già , ma cosa , che non so nuotare?” Il Polpo chiamò i pesci di quel mare. Arrivarono tutti e chi aveva visto quei morti annegati, piangeva ancora. “Basta lacrime!  -disse il Polpo-  prendetevi per mano e andiamo laggiù. Voi, seppie, spingete la barca rosa !”  I pesci lo seguirono e, danzando, formarono una catena lunghissima fino alla barca del Mercante. La Sirena delle Rocce comprese il progetto del Polpo: appoggiò la coda in acqua, fece finta di non avere paura e  scivolò sulla catena dei pesci fino ad arrivare molto vicino al  barcone. Poi aspettò che il Mercante si addormentasse: “ Presto – disse a quei poveretti-  scendete da lì! Salite sulla barca rosa: non fate rumore:non lo svegliate!Accendete la lampara!” Poi fece un gran respiro, si tappò il naso e si immerse camminando su quella riga d’argento. Arrivò sotto la chiglia e, ad una ad una, sfilò le assi di poppa.  L’acqua, velocemente, cominciò ad entrare, e in pochi minuti il barcone affondò. Il Polpo allora l’afferro’ con tutte le braccia, la riportò a galla,le fece sputare l’acqua e la rimise sul suo scoglio. Ancora oggi, qualcuno racconta di avere visto uomini, donne e bambini, uscire da una barca rosa. Di quel Mercante non si e’ saputo più nulla, ma i pesci di quel mare sono diventati più grossi.

    Nota. La Sirena delle Rocce è una mia invenzione. Il polpo che “più che un polpo era una piovra”, e’ stato descritto da chi racconta di averlo pescato. La barca rosa esiste veramente: e’ di una pittrice francese e del suo compagno. Che tre giovani siano stati buttati in mare per placare chissà quale dio, è accaduto qualche giorno fa al largo di Mazara del Vallo.”

    Daniela Morandini

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