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    La giornata della Terra

    30 marzo 1976. Una data che i Palestinesi ricordano bene. Il governo israeliano aveva appena annunciato un piano per espropriare centinaia di ettari della loro terra e furono organizzate manifestazioni: uno sciopero generale e marce nelle città arabe dalla Galilea ad al-Naqab. E il governo israeliano scatenò un feroce attacco contro la minoranza araba in Israele a Gerusalemme, nel Negev e nella Galilea. Furono uccisi sei cittadini palestinesi disarmati, circa un centinaio furono feriti e migliaia gli arresti. Da allora il 30 marzo si celebra la Giornata della terra. Per ricordare e denunciare gli espropri illegali che da oltre 75 anni continuano. Per rivendicare il diritto al ritorno, se la terra è identità fisica, culturale, storica…
    Una storia che non ricordavo, scivolata via fra le tante di dolore che continuano ad arrivare dalla Palestina. Ed è stato commovente sentirla raccontare, venerdì pomeriggio, in una cerimonia che si è svolta nel giardino del VII Municipio , qui a Roma. Intorno a un giovane ulivo che, simbolo di pace, era stato piantato in quel giardino tredici anni fa. Arrivato direttamente da Gaza, raccontano, piccolissimo. Ma è cresciuto. E’ cresciuto e resiste… resiste… Per la fine dell’occupazione, per il riconoscimento dello Stato di Palestina…

    Gli ulivi di Palestina... Ne avevo parlato… Da sempre sono vittime di un preciso disegno politico. Secondo l’OCHA, ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, solo nel 2012, 7.500 ulivi sono stati abbattuti o danneggiati da coloni israeliani. Secondo le statistiche del Jerusalem Land Centre, oltre 1 milione di ulivi è stato sradicato in Palestina, fra Cisgiordania e Gaza, dall’esercito israeliano e dai coloni tra il 2000 e il 2008. I numeri si inseguono… rimane l’immane scempio…
    L’ulivo in Palestina è simbolo di pace, saggezza, prosperità, pazienza e perseveranza, e c’è chi, con pazienza, ripianta, e chissà che la non-violenza non abbia più forza della violenza…
    Tutti gli alberi sono angeli feriti, ma pensando agli alberi di Palestina, viene da pensare che lo siano più degli altri. Più angeli e più feriti…

    Un pensiero a loro… Guardando il giovane ulivo “accolto” in questa nostra piazza. Che resiste e resiste, rinnovando speranze…

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