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    La giustizia che non c’è

    Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze, ci scrive di Antonio D’Amico, che morì schiacciato da un muletto alla Fiat di Pomigliano D’Arco il 6 Marzo 2002. E ci aggiorna: “Nonostante ci fossero prove schiaccianti contro i responsabili, il 22 Marzo 2012, il giudice della Corte D’Appello ha dichiarato prescritto il reato. La solita vergogna italiana!!! Suo figlio Rosario non sa darsi pace, ed intanto i mezzi d’informazione non ne parlano”.
    E questa, è la lettera che ci manda.

    Buongiorno, mi chiamo Rosario D’Amico e Le scrivo da San Giorgio a Cremano (Na). Le scrivo con la speranza di trovare la voce giusta per far ascoltare le mie grida di dolore. La storia che Le racconto vede come protagonista un uomo semplice, che ha lasciato nel mio cuore e nei cuori di tutta la famiglia, tanti insegnamenti ricchi di bellissimi valori e di tanta onestà. Questo eroe senza medaglia è mio padre D’amico Antonio una vittima sul lavoro.
    Nel marzo del 2002 alle ore 6.30 nello Stabilimento Fiat di Pomigliano D’arco, quella maledetta mattina è stato travolto dal muletto violentemente, come  descrive la dottoressa Castaldo nell’esame autoptico.  Un carrello guidato da un operaio con contratto a scadenza, quindi privo di ogni diritto lavorativo. Dopo l’incidente ci siamo affidati alla giustizia, volevamo giustizia. Purtroppo la giustizia non esiste, Giovedì 22 Marzo nell’aula 5 della Corte di Appello di Napoli il giudice prescrive il reato, dopo aver rinviato anche lui tre volte le udienze: dopo il danno, la beffa. Ci siamo sentiti trattati male, la polizia ci ha circondato e noi senza dire una parola ,ma increduli cercavamo di capire. Il reato è prescritto?! Ma come, nessuno ha mai parlato di prescrizione nè il pm, nè gli avvocati della controparte. Avrei tante cose da dire, ma in questa semplice email vi chiedo aiuto.
    Mio padre non può finire cosi! Vi chiedo solo di chiamarmi, vorrei far sapere all’opinione pubblica la mia storia fatta di vera ingiustizia…”

    La prescrizione è stata una sorpresa anche per l’avvocato Consiglia Fabbrocini che, insieme ad altri collegh,i ha seguito come parte civile la famiglia D’Amico. “Dobbiamo attendere le motivazioni della sentenza – afferma il legale – ma la prescrizione per noi avvocati di parte civile non è maturata. E dirò di più: la sentenza di ‘non luogo a procedere per intervenuta prescrizione’ non l’ ha eccepita la Procura Generale, né la difesa degli imputati. Ma aspetto di conoscere le motivazioni della sentenza che saranno rese note entro i 90 giorni per avere un quadro chiaro”. La famiglia D’Amico – fa sapere l’ avvocato Fabbrocini- l’ha presa male. “Sono amareggiati, anche per loro è stata una sorpresa”. “La Corte d’Appello ha confermato le decisioni civili in primo grado, che hanno comportato il pagamento di una provvisionale alla famiglia – conclude il difensore della famiglia. Se la Corte d’Appello darà sostegno alla tesi dell’omicidio colposo è chiaro che agiremo in sede civile per il risarcimento del danno”.

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