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    La scandalosa morte del passato

    sana'aMe lo aveva già sussurrato in un orecchio la settimana scorsa, prima dicendomi, quasi per giustificarsi, che se n’era tanto discusso in mormorii nel vicolo… “Insomma, non ti sembra un po’ troppo, giorni e giorni ancora a parlarne, e quante parole, quanta retorica, intorno all’incendio della cattedrale! Come fosse il cuore, l’unico, del mondo intero… ”
    Certo, quelle fiamme… se ne è rattristato anche lui, ha aggiunto, che ancora ricorda il groppo in gola di quel giorno lontano, a Notre Dame ad ascoltar messa, mentre le note dell’Ave Maria di Schubert sembravano voler trascinare anche la sua anima nell’ascesa verso impossibili punti di fuga. Miracolo d’architetture gotiche, e il fascino e la forza del passato…
    Ma c’è qualcosa di troppo, in quell’esasperato sbandierare emozioni e pathos, che proprio non l’ha convinto. Non ha convinto lui, il Gatto, né la combriccola del vicolo.
    L’avevo subito zittito. E va bene remare contro, ma qui si sfiora la blasfemia, anche per un occidente dissacrato e dissacrante come il nostro…
    Ma questa settimana mi ha fatto notare come sono scomparsi in fretta dalle prime prime pagine il fumo e il fuoco di tutte quelle altre chiese saltate in aria di là dagli oceani, e il sangue di tutti quei poveri morti…
    Non esagerare, cerco sempre di mediare, si aggiorna la conta delle vittime, e poi a ben cercare c’è ancora qualche storia da ascoltare, e le analisi geopolitiche…
    “Ma dove il pianto, dove l’emozione collettiva, così bene orchestrati nelle messe cantate officiate da quel Grande Fratello che è diventato il sistema d’informazione, diciamo mainstream? E provate a immaginare cosa sarebbe successo se non di “imperizia” involontaria si fosse trattato…”
    Ma la cattedrale francese è un simbolo della cristianità… mi ostino a fronteggiare il Randagio, convinta non certo che le persone siano meno importanti delle mura, ma che siano anch’esse, le mura, fatte del sangue, della carne e dell’anima di chi le ha costruite. E del pensiero che vi è custodito dentro…
    “E va bene lasciamo perdere le vite umane” taglia corto il Gatto con vezzo da finto cinico. “che fuori dai confini di questo vecchio continente nascono abbastanza bambini da rimpiazzare i morti, da qualsiasi mano, umana o divina, arrivi loro la fine…”
    “E d’accordo che Parigi, e la sua cattedrale, valgono bene una messa… ma io ho trovato insopportabile e anche un po’ presuntuosa l’asserzione che… ‘tutto il mondo col fiato sospeso’. Non ti sembra si parta da un’idea ben ristretta di mondo? Diciamo la verità, ancora e solo l’occidente… ma se proprio vogliamo crederci che ‘tutto il mondo’ sia stato col fiato sospeso, la cortesia mi sembra non sia mai adeguatamente ricambiata. Quanto e chi ha tenuto il fiato sospeso per tutti gli altrettanto grandi simboli delle culture del mondo, che pure sono ultimamente andati in frantumi? Quello intero, di mondo, che non è solo occidente”. I Gatti randagi… difficile imbrigliarli dentro orizzonti chiusi, anche se di quest’Europa, fragile e impaurita, che pure amano, e mai vorrebbero veder morire. Ma non è questo…
    E mi tira fuori dal cassetto della scrivania una bella collezione di immagini, che non avrei mai immaginato custodisse con tanta meticolosa attenzione: le moschee di Mosul… il tesoro di Nimrud in Iraq… la moschea di Aleppo, la necropoli di Cirene in Libia… prima e dopo l’intervento “umano” che ne ha fatto macerie…
    Questa è guerra, gli ho obiettato, che tutto purtroppo sembra giustificare.
    “Ma, premesso che neppure la guerra può giustificare tanto spregio, e non stiamo qui a raccontare chi e come e perché, e a far finta di non sapere che un po’ dappertutto c’è pure il nostro zampino di infaticabili produttori d’armi e armamenti… Suvvia, non fare l’imbecille. Non è questo il punto, lo sai”.
    E mi mostra una foto di Sana’a. Prima e dopo l’operazione “tempesta decisiva” (di quanti bei nomi riusciamo a rivestire le orrende azioni delle nostre guerre…).
    E mi chiede se non sarebbe ben valsa anche questa ‘strage di mura’ l’edizione straordinaria di qualche messa cantata. A tenere il mondo intero col fiato sospeso davanti alla morte del simbolo della “scandalosa forza rivoluzionaria del passato”, parola di Pasolini, che ne definì la bellezza “irreale ed esaltante”, “eccessiva” persino.
    Sana’a… antica più di 2.500 anni, città che gli studiosi associano a percorsi della Bibbia e del Corano. Tanta storia distrutta nell’indifferenza. Chissà che ne direbbe quel rompiscatole di Pasolini che tanto si era battuto perché il suo centro storico divenisse patrimonio dell’umanità.
    Sono rimasta a rimuginare. Non penso abbia torto, il Randagio. Alla fine restiamo prigionieri di un vizio antico: ci ostiniamo a pensare che il centro del mondo, la civiltà, siamo e saremo in eterno noi. Tutto il resto è periferia, la cui anima, le cui pietre, e il cui sangue, non valgono la pena di troppi pensieri.
    “Non per remare contro” ha concluso il randagio, “ma questa riflessione la dovevo proprio. La dovevo soprattutto al simpatico giovane uomo libanese dal quale passo per rifornirmi dell’erbetta che mi piace tanto… Ci siamo guardati negli occhi, qualche giorno fa, con ancora nelle orecchie l’eco delle estenuanti ridondanti parole intorno all’incendio di Notre Dame. Ci siamo guardati negli occhi, e vi abbiamo letto lo stesso imbarazzato pensiero, e le immagini di tanti simboli di tanti luoghi che pure sono stati scrittura della storia della nostra umanità, per i quali nessuno, dalle nostre parti, ha pianto”.
    Ho pensato molto a queste parole del Randagio. Certo noi torneremo a stringerci intorno alle guglie della cattedrale alla quale, si assicura, sarà presto rifatto il belletto. E potrà fare tenerezza e tristezza, come una vecchia signora dal volto un po’ troppo rifatto. Anche se la vecchiaia, a saperla vivere, può avere la forza di una nuova saggezza, e ce lo auguriamo…
    Nell’attesa, sono tornata a guardare e riguardare le foto di tanti bei monumenti, e mausolei, e minareti e mura, simboli di civiltà distrutti. Poi ho cercato il documentario di Pasolini, “Le mura di Sana’a”. Non è complicato, si trova su Youtube (https://www.youtube.com/watch?v=ocKUTpQZVco).
    L’abbiamo rivisto. Lui, il Randagio, ha detto di aver colto un’ombra scivolare via veloce, come spinta da un vento di sabbia. La regina di Saba… ha detto. E voglio credergli.
    Poi, insieme, abbiamo pianto. Per la scandalosa morte di tutto quel passato…

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