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    Madonna superstar…

    Gatto Randagio… da remo Contro, questa volta si aggira fra le Madonne…

    Permettetemi, prima che finisca maggio, un pensiero alla Madonna… Randagiando randagiando, sapete quante se ne incontrano, e il mio taccuino è pieno d’appunti, a proposito della Madonna. Che è immagine che mi ha sempre un po’ inquietata e pure sedotta. Crocevia del dolore, di lacrime e  verginità rapprese, venuta un giorno a prendere il posto delle dee. Ma per essere ( avete mai pensato?) ancora piuttosto dea, in tutte le sue infinite, fantastiche varianti. Quasi una maga, a volte, o un’illusionista… così brava ad apparire e scomparire nelle grotte, far zampillare sorgenti, far scendere neve d’agosto, far fiorire pezzi di tronco morto… e tutte le belle cose che potete andare a pescare nelle leggende. Ma la Madonna, sapete, anche lei s’aggiorna…

    Ritrovo ad esempio l’appunto d’una serata d’estate di qualche tempo fa. Alla ricerca di (…) non so quale appuntamento, un concerto, una festa… finendo invece in un centro del litorale toscano, un vasto agglomerato di palazzine, separate da strisce d’asfalto, costellate da una moltitudine di bar, rosticcerie, locali, collane di lampadine accese, per i festoni di un lunapark in attesa di bambini, o magari di adulti che fossero stanchi di andare avanti e indietro, avanti e indietro, fra quelle strade e il lungomare. E automobili, automobili, automobili, ad assediare ogni spazio. Non importa il nome, potrebbe essere uno qualsiasi dei “lidi” di cemento e asfalto che si sono fatti spazio, divorandole, fra le pinete che furono. Viene presto voglia di fuggire via…

    Quando arriva, inaspettato, un richiamo di nenia.

    E’ la voce di un sacerdote, il parroco suppongo, che chiama alla messa e alla benedizione del mese di  maggio. Ed eccola comparire, la statua della Madonnina, sul fondo del viale, che avanza, al passo lento e dondolante di una processione. Sotto la corona tremolante di stellette illuminate. Seguita dalla scia di fedeli, e dall’eco di passi, sommesso rimando alle invocazioni del sacerdote. Che invita la gente a unirsi alla processione, e recita e racconta, e ricorda ed esalta le virtù di lei. E, alla fine della predica: “Un applauso, un applauso alla Madonna!”. Irresistibile invito. Miracolo del linguaggio dello spettacolo contemporaneo che tutto ha invaso. Un applauso, un applauso al nostro ospite, al vincitore, all’eroe di questo palcoscenico! Un applauso, all’ospite che se ne va, alla fine dello show. Madonna superstar, viene da pensare. Un applauso, perché no, anche per lei, se questo è il linguaggio sul quale siamo tutti sintonizzati. Quanto si applaude… Si applaude, così tanto, oggi, anche ai funerali, e mi sono sempre chiesta perché.

    Comunque… Un applauso, dunque, anche alla Madonna, che ancora avanza, puntuale nella processione sul limite dell’estate, prima di scomparire, dietro un angolo di cemento. E ammiccare, lo giuro, l’ho vista, al mare…

    Già, quante Madonne dal mare vengono portate e al mare ritornano… Come quella degli Zingari.  Che in realtà, sapevate?, ne hanno tre tutte insieme. Le avevo conosciute, le tre Marie, andando in viaggio fin nel cuore della Camargue, a Saintes Maries de la Mer, per il grande raduno della festa degli Zingari. Un giorno di fine maggio di un anno che non ricordo più. Ripercorrendo l’affollata processione al loro seguito, ho così saputo di Sara, Maria di Betania e Maria Salomè. Tutte e tre fuggite dalla Terrasanta su una piccola barca, approdata sulla spiaggia della Camargue dopo un volo sul mare. Due bianche e una, Sara, dalla pelle nera. Tutte e tre Marie. Veneratissime, Ogni anno, quando la primavera già sfoca nell’estate, si va in processione fino alla spiaggia. Per un tuffo nell’acqua del mare che a quella terra, e agli Zingari, le ha donate. Echi, di preghiere, balli e canti. Da un’altra riva. Lontanissima. E bellissima. Siete ancora in tempo per andare e vedere dal vivo…

    E’ vero, dicono che in maggio a Saintes Maries de la Mer aumentano i furtarelli e potete immaginare la “giostra” che si mette in moto intorno a quella che per molti è anche, o solo, un’attrazione turistica. Ma se andate con spirito leggero, credetemi, riuscirete a sentire uno strano profumo di libertà. Putraddipé, libertà, appunto. Io ne rimasi inebriata e ancora lo ricordo.

    Profumo di libertà, dunque. Che, sulle tracce della nostra Signora, potete trovare anche senza andare tanto lontano. A fine maggio si festeggia, qui dietro l’angolo, una Madonna deliziosissima. Quella che ad Acquapendente, vicino Viterbo, compì il miracolo della fioritura di un ciliegio, che da tempo non era nulla di più che un pezzo di tronco morto. Correva l’anno 1166, e vi dominava il terribile Barbarossa. Quel ciliegio, così inaspettatamente, miracolosamente fiorito, fu il segnale che era ora di sollevarsi contro il tiranno. E libertà fu. Così si narra. E oggi si ricorda il miracolo del desiderio di libertà rinato, con pannelli fioriti. I Pugnaloni. Allora armi contadine sollevate contro la tirannia. Oggi mosaici di petali di fori.

    Un pensiero, e un applauso dunque, alla Madonna. Sì, proprio a quella lì, oggi scolpita in un tronco di legno. Sperando, chissà, che ancora compia il miracolo. Della fioritura di tronchi di alberi morti. Aspettando, guardandosi intorno, guardandosi dentro… 

    Sul limite dell’aprile T.S. Eliot pose una domanda: “… quel cadavere che l’anno scorso hai piantato in giardino, ha cominciato a germogliare? Fiorirà quest’anno?”.

    Ogni anno aspetto che la risposta arrivi, come un miracolo, con la Madonna di maggio…

     

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