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    Pensiero di fine anno

    Inciampando in Hermann Broch, e nei suoi Sonnambuli. Gli incontri non si fanno mai per caso, anche se, ad essere onesti, questo libro sono proprio andata a cercarmelo. Dunque, pensiero di fine d’anno affidato a questo brano, quasi allo spirare del secondo volume della trilogia, Esch o l’anarchia. “Perché nulla si adempie nella realtà, ma la strada della nostalgia e della libertà è infinita e il nostro passo non la misura mai; è stretta e aberrante come quella del sonnambulo, eppure conduce tra le braccia della patria a sentirne il respiro. (…) Egli parlava con mamma Hentjen della libera America, della vendita dell’osteria e del matrimonio, come con una bambina che si accontenta volentieri (…). Andavano tenendosi per mano, se pure ognuno su suo sentiero diverso e infinito. Quando si furono sposati ed ebbero malamente svenduto l’osteria, ecco susseguirsi  le stazioni lungo la via del simbolo, e insieme verso il sublime e l’eterno che, se Esch non fosse stato un libero pensatore, si sarebbe potuto chiamare divino. Ma egli sapeva che quaggiù tutti dobbiamo percorrere con le grucce il nostro sentiero”. Pensandoci un pò su, invito alla lettura, per questa notte ancora una volta d’attesa che qualcosa muoia e qualcos’altro rinasca. Sonnambuli, appunto…

    I Sonnambuli“, Hermann Broch, ed Mimesis.

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