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    Pensiero di fine luglio

    Andando, e stando. E poi ancora ritornando. Per la razione di “tranquillità” che, almeno un pò, a tutti, si spera, spetta. Da cercare magari lontano dalla città del quotidiano, dove, si sa, mai si sfugge al frastuono. Magari mettendoci di mezzo un viaggio attraversando campagne, magari lasciando l’automobile, per non essere inseguiti dal rombo del motore, magari mettendoci di mezzo il mare, sognando di scivolare sulle onde, magari, trovando un posticino lassù, un pò più lontano dal vociare del porto… E perdere anche l’ultima illusione. Se rumore è sempre e ovunque. Insistente, martellante, senza tregua. E arrendersi infine, alla nostra più grande paura. Di restare anche appena un attimo da soli, nel vuoto del silenzio. Paura delle vertigini, del baratro che non può che aprirsi sotto i nostri piedi se dovesse venire a mancarci un grido, un ritmo, un urlo, un rombo, una canzonetta, un vociare a cui aggrapparsi. Paura di restare soli. Con il rischio di sentire la voce di qualche pensiero, che, biricchino!, certo ne approfitterebbe subito per balzare fuori dall’angolo buio nel quale l’abbiamo cacciato via. Magari approfittando del tempo distratto delle vacanze. Eppure, siamo così sicuri che abbiamo davvero tutti bisogno di tanto, costante frastuono? E’ bastato, ad esempio, in un ristorante, provare a chiedere se era possibile abbassare il volume della radio. E una frazione di secondo prima di vergognarsi di avere osato fare quella terribile domanda, vedere il sorriso del ristoratore che subito risponde: “Ma certo, anzi, la spegnamo del tutto, così si sta tutti un pò tranquilli!”… Come non aspettasse altro, che qualcuno gli facesse proprio quella terribile domanda. E allora, perché non cominciare da lì? Azzardando, dove e quando nessuno se lo aspetta, un “per favore, si può abbassare il volume della radio?” O , addirittura, “si può spegnere il televisore?”. Ritorna alla mente lo stupore di un’amica, alla quale tempo fa, parlando del più e del meno, e forse soprattutto del meno, avevo detto che no, che non avevo la tv in cucina, ( che forse una tv in cucina, a casa mia, proprio mai l’ho avuta) lì dove si pranza! Ma allora…, ricordo, esclamò stupita e forse anche un pò spaventata,… ma allora, a tavola,  parlate…!

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