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    Prigioni

    Forse mi ripeto. Ma evidentemente la scena è ancora quella. Evidentemente. L’ultimo atto di The Baby of Macon. Strazio del corpo di un bambino fatto a pezzi e dato in pasto alla sete di reliquie di fedeli assetati di sangue. Quella scena ritorna, ossessiva, oscena, come l’oscena immoralità delle parole pronunciate sul corpo di Eluana Englaro. E mi è fatica pronunciare questo nome di cui troppi, senza alcun diritto, si sono appropriati. Pronunciandolo con intollerabile confidenza, quasi nome di figlia propria. Perseguendo l’unico fine che, al di sopra di tutto, sembra chiaro: costruire prigioni. E che siano nuove mura, o recinti di filo spinato, o norme, o corpi, poco importa…

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