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    Solidarietà, dal carcere

    Solidarietà ai lavoratori della Fiat di Pomigliano. Dopo averne ricevuto alcuni volantini, arriva dai detenuti del carcere di Spoleto. Molti di loro, ricordano a chi non sapesse, sono in carcere perché fuori da giovani non hanno trovato lavoro. E sono quasi tutti del Sud. Le loro parole, dunque, per gli operai di Pomigliano:

    “La stragrande maggioranza dei detenuti in carcere è in ozio istituzionale e quei pochi detenuti che lavorano sono sottopagati, sfruttati e non hanno nessuna copertura sindacale. Il lavoro in carcere nella sua accezione più ampia svolge una duplice funzione: una personale, perché serve alla realizzazione umana e al sostentamento materiale del detenuto, e una sociale perché facilita l’inserimento di un cittadino che ha sbagliato e che sta pagando il suo debito alla società. Dal lavoro in carcere devono scaturire vantaggi anche d’ordine psicologico e sociale e il detenuto deve essere avviato al lavoro non tanto per essere sottratto all’ozio avvilente, quanto perché è un essenziale strumento di rieducazione e di reinserimento sociale. L’ozio forzato non fa parte della pena cui siamo stati condannati, ma è un’afflizione aggiuntiva che nessun tribunale ci ha elargito. Ma se il lavoro in carcere è importante, nel mondo libero lo è ancora di più. Per questo abbiamo deciso di dare solidarietà ai lavoratori della Fiat di Pomigliano. I detenuti e gli ergastolani del carcere di Spoleto ricordano ai padroni e agli azionisti della Fiat che l’uomo è e vale specialmente per quello che fa, non per quello che ha o per le azioni che possiede”.

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