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    Una lettera d’amore, fra test sugli animali e bestie parlamentari…

    gatto-occhialiUna curiosità… Qualcuno ha provato? Hanno funzionato le ‘ricette immorali’ per san Valentino?
    Uhmmm… Si sentono un po’ di mugugni delusi. Ma, che dire…, non bastano cento vite per capire quanto siano complessi e difficili e quasi mai quel che ci si aspetta, e bla bla, i rapporti con l’altro, rude o gentil sesso che sia… Gatto randagio, devo dire, nelle sue pur poche sette, di vite, qualcosa crede di averla definitivamente capita. Grazie a un amore grande. Così grande, pensate, che un giorno mi ha spinto a dedicarvi una pubblica dichiarazione d’amore.
    L’ho tirata fuori dal fondo del fondo del mio archivio, dove conservo le cose più care. A riprenderla fra le mani, ritrovo le parole di una passione vera e ancora mi commuovo. Leggervela, è un dono che vi faccio. E anche rinnovato omaggio al grande amore che fu…
    Ecco:
    “Questa è la mia dichiarazione d’amore per Lisalda. Ma ad essere onesta dovrei definirla una resa. …Visto che ancora una volta ha vinto lei. Pensate, ero riuscita a fuggire lontano, non solo dal fascino delle sue moine, dal bruciante bisogno di affondare le mani nel suo corpo per potermi addormentare, dal ricatto dei suoi occhi languidi e sdegnosi ogni volta che mi sono allontanata da casa per più di ventiquattrore. Ero fuggita da tutto e da tutti. Felice di riassaporare la gioia di altre piazze e l’abbraccio di venti senza orario e senza confini. Ero finalmente seduta sull’orlo del basamento di non ricordo più quale fontana, non ricordo più a quale crocevia, al centro di non so più quale città, quale paese, quale universo… Ma è bastato un raggio freddo per riconoscere il brivido della luna. La stessa che si incanta ogni notte nei suoi occhi verdi. E mi ha nuovamente catturato il suo richiamo.
    Sentite? La nota ipnotica di un suono che, non c’è dubbio, conosce i sentieri della magia. Non sarei tornata indietro per il più appassionato degli amanti. Ma riconosco di non avere alcuna difesa contro la dannazione delle sue iridi perse… Ed eccomi qui, a fissarla negli occhi ora gonfi di piacere superbo. Ora che ha sentito che ho nuovamente chiuso la porta sul mondo alle mie spalle, e offro a lei, in esclusiva, i miei sonnolenti pomeriggi e queste notti insonni. Ormai, e per sempre, prigioniera del suo mondo infinito chiuso tutto dentro la mia stanza.
    Questa è una dichiarazione d’amore, una resa, ma anche una preghiera. Ora che ha vinto ancora una volta, vorrei che non mi sbadigliasse continuamente in faccia la sua noia. Ha voluto la mia casa, la mia stanza, è padrona del mio letto. Mi guarda soddisfatta rattrappirmi sotto la spalliera per lasciarle allungare gli arti per tutta l’ampiezza del cuscino. Potrebbe dimostrare di essermene grata almeno qualche volta e non lasciare all’improvviso il mio letto vuoto per fuggire la notte sopra i tetti. Sa benissimo che ho paura della mia solitudine, che solo lei riesce a riempire della calma del suo ronfare, dell’eccitazione di corse sotto i tavoli, di ballate indiavolate sulla tastiera del computer. E’ l’unica persona alla quale permetto di avvicinarvisi. Troppo?
    Ma io l’amo. Amo la sua libertà che il perimetro di una casa non confina, il suo essere dal centro di una mattonella padrona dell’universo che a me sfugge dalle dita. Amo la sua capacità di sognare senza fine e senza bisogno di sonniferi, di guardare il mio mondo agitato e con serena saggezza sorridere di me.
    Questa è una dichiarazione d’amore, di resa, ma anche di invidia e gelosia. Del suo modo d’amare, così pieno, appassionato, allegro e senza controindicazioni. Che non conosce le bugie del compromesso e della mediocrità”.
    L’avrete capito… Lisalda era una splendida gattina. Dagli occhi verdi verdi. Indimenticabili gli anni passati insieme.
    Quindi, se a nulla sono serviti prelibatezze e doni… datemi retta: una gattina, o un gattino, fate voi, e ritroverete l’assoluto che, inutile dannarvi ancora, altrove mai avrete.
    E tenetevelo stretto questo amore, che son tempi duri. Tempi tragici, commentavamo ieri con Giggetto (l’ultimo ex-randagio che ha bussato alla mia porta) leggendo la terribile notizia dei tre anni di proroga alla legge che impone il divieto dei test su animali di droghe, alcol, tabacco e xenotrapianti. Per essere precisi, la Commissione affari costituzionali del Senato ha approvato (a maggioranza Pd-Ncd-Forza Italia-Gal-Autonomie, contrari Sel-Misto-M5s) l’emendamento De Biasi, Cattaneo e altri, che prevede, appunto, la proroga. Un tipo di sperimentazione inutile agli uomini, e crudele per gli animali, che normalmente non bevono, non si drogano, non fumano… Vi risparmio i dettagli di quello che significa, in termini di afflizioni e morte, per migliaia e migliaia di esseri senzienti, ma dovreste informarvi, perché non si può non voler sapere…
    Tante le domande che ho letto negli occhi del mio ospite. Ve ne riporto solo una particolarmente perspicace, a proposito degli animali usati come scatole per produrre organi simil-umani… “Li chiamano ‘chimere’, ma – si è chiesto e mi ha chiesto- perché rubacchiare suggestioni al mondo della mitologia e appropriarsi dell’eco suo fascino per questo obbrobrio, per altro ancora lontanissimo dall’avere una qualche utilità nonostante l’immensa carneficina…”
    “Ipocrisia e mistificazione”, sì è risposto da solo Giggetto, che mi ha ricordato che il nodo è tutto lì: nel modo in cui trattiamo chi pensiamo di avere in nostro possesso. “E qui -ha concluso- sta il fondamentale fallimento dell’uomo, tanto fondamentale che da esso derivano tutti gli altri…”
    Sì, anche Giggetto ha letto Kundera…

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