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    Ancora Africa…

    Tornando, da una festa dedicata all’Africa. Se ne esce un po’ storditi, e mettere in fila le emozioni non è facile. A cominciare dalla sorpresa di un coro di bambini neri e bianchi, per la cronaca il coro delle comunità africane e delle Voci bianche dell’Accademia, insieme. Centoventi? centotrenta? All’inizio tutti composti e in ordine: i neri a sinistra e i bianchi a destra, in canti alternati… Ad affollare fitti fitti il palco della sala Santa Cecilia dell’Auditorium romano. A guidarli, accanto ai loro maestri, le voci di Badara Seck, griot, e Gabin Dabiré, maestro di  mbira, insomma la kalimba ( Kalimba, kalimba de luna… ricordate Tony Esposito?), e ancora, che sul palco proprio non c’era più spazio, i musicisti del PMCE, il Parco della Musica Contemporanea Ensemble, come dire, archi tastiere e percussioni … che tutti andrebbero citati facendo i nomi e i cognomi (ma ho perso il foglio del programma e mi si perdonerà…)

    Magia delle danze africane, della musica di Dumisani Maraire e di Kevin Volans, del timbro delle voci di Seck e Dabiré….(…) il risultato è stato uno stordimento di suoni e di colori. E lo stupore di sentirsi come nel cuore del pulsare della Terra. Perché quella che abbiamo sentito “è” la voce della Terra. Che di terra è fatta e dalle sue viscere arriva… , disegna foreste e savane…    traccia, pronunciandoli, sentieri da percorrere, e tutti, al ritmo dei suoi tamburi, ci invita a seguirli. Con la naturale semplicità di quel coro di ragazzini bianchi e neri, all’inizio della festa tutti composti e in ordine sullo sfondo: i neri a sinistra e i bianchi a destra, in canti alternati.. poi, piano piano come trasfusi, gli uni negli altri, per ritrovarli, alla fine della festa, senza neppure capire come, in un’unica voce, tutti a ridosso del limite del palco, tutti confusi insieme…  

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