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    Buongiorno…

    Salutando, questa domenica un pò grigia, un pò quasi primavera, anche se finge di non esserlo… Una riflessione di Daniela Morandini, a proposito di saluti, salutare, salutarsi… Per pensarci un pò, guardandosi intorno, e guardandosi nel cuore…

    “Il saluto, concepito in tutto il mondo come (buon)  auspicio (buongiorno, good morning, guten tag, bon jour, buenos dias…) è stato fagocitato dall’osceno. Così come è in disuso la stretta di mano che, all’origine, voleva dire “ non sono un pericolo: ti mostro che non sono armato”. Abbattuta la pur ipocrita cortesia borghese, domina l’affermazione del sé, attraverso la negazione dell’altro. Accenna ancora al saluto chi è condizionato da quel che resta  dell’educazione convenzionale del 900. Ma poi, pentito, aggiunge i puntini di sospensione: “Buongiorno…”. I puntini sottintendono: “Mario…?Giovanni…?X….?Y….?”. (…) Che significa: “Non ricordo come ti chiami, chi sei, e quindi devi essere uno che non mi serve”. Saluta ancora chi è pagato anche per farlo, ma il salario è basso, e l’augurio è che l’estraneo se ne vada al più presto. All’auspicio, subentrano così fastidio e indifferenza. Scelta programmata, invece , è quella  di chi non pronuncia il buongiorno, perché si erge a giudice: “Non ti saluto , perché sei brutto, perché sei cattivo, perché sei un traditore, perché stai dalla parte sbagliata”. In cima , ci sono coloro  che negano l’auspicio per ribadire la propria, presunta, immagine di potere. Sono quelli che ,esaltando loro stessi e i loro modelli, temono ogni eventuale dissenso e possibili perdite di posizione. Imbavagliati dalla loro stressa  immagine, non si rendono conto di essere i servi più intercambiabili. Perpetuano un comportamento autolesionista che li costringe a genuflettersi ad ogni valvassore di comandanti globali sempre meno numerosi  e sempre più potenti. Ora il riappropriarsi del saluto,inteso come auspicio, pronunciato a dignitosa distanza, può essere una modesta proposta per ribaltare. All’augurio, inoltre sarebbe opportuno aggiungere il relativo –signore- o- signora-, come usa in molti paesi d’Europa. Sottintende  riguardo e, come nella stretta di mano, non belligeranza. Quindi: “Buongiorno signore/a” che vuol dire: “Auguro a te, in quanto persona, che sia un buon giorno. Un giorno buono che liberi anche te dalla tua oscenità”.

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