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    Campo dei Fiori

    La sera, in Campo dei fiori. Fra le risa, distratte. E parole sussurrate e parole urlate e gli schiamazzi e i passi già stanchi del ferragosto. La polizia e i ragazzi, il mimo e il violinista e qualcuno che ancora vende qualcosa. Fra la folla che chiede e si chiede, la festa qual è… E trilli e appuntamenti e ancora risate. La sera, in Campo dei fiori. Si staglia sul profilo dei tetti, il capo chino e buio di Giordano Bruno. E la sua solitudine, in mezzo alla folla, infinita. Solitudine, grande. Come il suo pensiero. Troppo. E chissà quanto dolore ancora impregna l’aria, che quasi ancora si sente ( si sente, si sente…) l’odore del fumo e del fuoco che brucia la carne. Di Giordano Bruno, vivo, sul patibolo dell’Inquisizione romana. Perché non si dissolve nel tempo lo strazio. Ancora non è dissolto. Quattrocentonove anni dopo, il dolore.

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