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    Cercando una risposta ad degrado e al disastro verso il quale stiamo correndo….

    A proposito del racconto.. de “l’uomo che cercava la vita nei giornali”… Vittorio da Rios ci onora di questa sua bella riflessione…
    “Inutile dire quanto mi abbia commosso questo racconto di Francesca. Mi nasce dentro stimolato da queste frasi scritte dalla carissima Francesca una domanda che noi tutti dovremmo porci: come è stato possibile che tutto ciò sia potuto accadere e che possa accadere quotidianamente nella quasi totale indifferenza? Oggi qui nel profondo Nord-Est dove sono nato e scrivo queste brevi note, ho ricevuto una telefonata da un carissimo amico d’infanzia; studi di medicina poi corsi di perfezionamento per operatore nelle case di riposo, da alcuni decenni opera in una delle più grandi e storiche case di riposo per anziani nel veneziano. Mi informava che da alcuni giorni sta seguendo da “volontario esterno” una giovane donna tra i 30-40 anni che vive in uno scantinato di una struttura abbandonata. Non si alza, parla a mono sillabe, dice si o no… Il mio amico, anche per il ruolo che svolge e la sua professionalità, ha avvertito Sindaco e relative autorità: carabinieri, vigili urbani ecc. Ognuno in base alle sue competenze dice che ha fatto il possibile, ma questa giovane creatura dicono non collabora né accetta soluzioni che gli vengono proposte. Mi chiedo, ed è la stessa domanda che mi ha posto il mio carissimo amico, ma si stanno mai chiedendo questa ventagliata di personaggi rappresentanti le istituzioni a vari livelli da quali tragedie personali provenga per arrivare a fare la “barbona” e molto probabilmente decisa a lasciarsi morire da stenti e dal gelo? Vittorio Redigolo, cosi si chiama il mio amico, con angoscia mi dice che se avesse condizioni abitative, la porterebbe con i dovuti strumenti di convincimento a casa sua. Mi diceva che l’anno scorso trovarono morto su una panchina situata difronte alla struttura dove lavora, un uomo ancora giovane ucciso dalla fame e dal gelo. Questo è il quadro che abbiamo difronte. Ora dopo alcuni giorni la sua scomparsa per sua stessa volontà, abbiamo notizia della morte di uno tra i più apprezzati e profondi filosofi e pensatore contemporanei: Emanuele Severino. E partendo da questa triste notizia mi permetto alcune considerazioni sul pensiero filosofico e sul sapere difronte alle tragedie come quella descritta da Francesca e da altre tragedie che travagliano oggi l’umanità. Alcuni anni fa usci un libro di due specialisti e studiosi di materie psicanalitiche americani dal titolo molto significativo: “Cent’anni di psicanalisi e il mondo va sempre peggio”.Come ben sappiamo la psicologia e tutte le sue “derivazioni” è uno dei saperi recentemente acquisiti dall’ominide. Ritengo che sarebbe assai utile estendere questo “assioma” inquietante, espresso dal titolo del libro che ho ricordato, su tutto il paradigma filosofico-scientifico prodotto in questi 2700-3000 mila anni di elaborazione del pensiero da Talete fino ad oggi. In sintesi in questi tremila anni di elaborazione del pensiero filosofico il legno storto della umanità come mai si ritrova sempre più drammaticamente stritolante anziché essere raddrizzato? In questi ultimi decenni, o meglio dal 1914 ad oggi, quale responsabilità si ritrova il sapere filosofico e gli intellettuali rispetto ai cataclismi che hanno devastato l’Europa e il mondo? Professori, università, strutture dove si tramanda e si forma il sapere, hanno agito e agiscono con discernimento che il sapere filosofico-scientifico serve ed è alto sapere se poi, come ci hanno trasmesso Gramsci e Croce, è in grado di agire concretamente nella incandescenza delle tribolazioni umane e ne lenisce le sofferenze oltre che destruttura la cause degli odierni cataclismi definiti: “crimini di sistema”? Queste sono domande che tutti noi noi dobbiamo porci. E la mia risposta è: no! Gli intellettuali a maggioranza, salvo pochissimi, hanno gravi responsabilità rispetto al caos attuale. Al degrado culturale e spirituale in cui tutti noi stiamo vivendo. Alla tragica colpevole indifferenza quasi narcotizzati dai media e dal consumismo, con cui assistiamo alle sofferenze e alle morti che ci circondano. Siamo dentro una disumanizzazione del nostro essere che, se con adeguati strumenti non sarà urgentemente corretta, porterà ad effetti catastrofici, soprattutto per le nuove e future generazioni. Quali strumenti allora se non quelli del sapere e del pensiero filosofico possono garantire la non catastrofe totale e definitiva dell’ominide compreso il granello di sabbia che lo ospita? Oggi vi è uno iato, una frattura tra il sapere filosofico e la realtà concreta “effettuale” del vivere della maggioranza della umanità. Occorre che “l’alto sapere filosofico-scientifico”, come lo interpretò il MAESTRO Gerardo Marotta fondando L’Istituto Italiano per gli studi Filosofici di Napoli, deve essere fondativo dentro il DNA di ognuno di noi, per la costruzione di un nuovo intellettuale “organico”che in un mondo cosi inedito dell’era post industriale, e nel pieno sviluppo dell’era tecnologica e atomica sappia concretamente agire nei meccanismi economici finanziari quanto nelle strutture dei media che condizionano e formano le menti. Il sapere filosofico va ricomposto nella sua forma unitaria e positiva. La crisi in cui oggi ci troviamo è il frutto della frantumazione del sapere filosofico in mille rivoli e specialismi inutili e deleteri. La nascita del pensiero debole ha questa tragica origine. Il MAESTRO Gerardo ha dedicato tutta la sua esistenza per combattere quello che giustamente definiva il pensiero:”DEBOLE E DELETERIO” e il ridurre la filosofia quasi a un chiacchiericcio tra specialisti che spesso si sparlano addosso chiusi nelle stanze universitarie o nei “festival filosofici”. Tutto è unito in questa tragica mongolfiera che è l’attuale sistema economico-finanziario-armiero-consumistico, tragica creatura del pensiero debole, fonte di immani sperequazioni sociali e delle tribolazioni conseguenti, cosi passionalmente descritta dal racconto di grande valore culturale e umano da Francesca. E che sia da esempio l’impegno giornaliero fatto con grande professionalità e grandi valori etico morali tra gli anziani accompagnandoli nell’ultimo tratto e il più delicato della loro esistenza, nonché tra gli ultimi e dei senza tetto del caro amico Vittorio Redigolo. Un caro saluto
    Vittorio da Rios

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