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    Dalla parte del lupo

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    Appunti. Dopo aver letto la terribile notizia del lupo ucciso, scuoiato, appeso a un cartello stradale nel territorio del comune di Suvereto… vittima della violenza barbara che solo l’uomo sa compiere. Dalla parte del lupo, che continua ad essere animale scomodo… Splendida bestia, simbolo di ferocia e furore, ma anche di luce, ardore e vita, e tante altre cose ancora, ma sulla cui pelle ancora si giocano le nostre contraddizioni e insensatezze…

    Del corpo straziato del lupo ucciso a Suvereto si vedono solo le due zampe legate al palo, ché la foto è stata tagliata per decenza, per pietà, dal sindaco del paese, il primo a denunciare quel “gesto infame”. Ma bastano quelle due estremità rapprese per immaginare l’orrore… Mi ritorna in mente quanto mi spiegò Mario Andreani, veterinario che da tempo si occupa di lupi, fin da quando erano a un passo dall’estinzione, incontrato qualche anno fa sulla strada di una narrazione della favola di Cappuccetto Rosso e del lupo che la mangiò, da sempre signore dei nostri sogni e dei nostri incubi.

    “Se tanta informazione scientifica c’è stata negli ultimi anni, a dire il vero, ci sono due realtà che si confrontano: quella rurale, che nel lupo vede ancora un nemico, e quella cittadina, più influenzata da ambientalisti e animalisti, ma nello stesso tempo più “ignorante” di quella che è la realtà di un animale, e che pensa che vada protetto. Finché non s’avvicina…”. Già, quando il lupo si avvicina alle città, rinasce la paura atavica.

    E tante cose da “ignoranti” della vita animale, non capiamo. Ma se caprioli e cinghiali alla riconquista del territorio (avete visto quello razzolare per le strade di un quartiere romano?) si avvicinano alle città, è naturale che “la disponibilità di prede si porti dietro i  predatori”.

    Ormai infuria la battaglia, fra disposizioni discusse e discutibili, fra proposte di abbattimenti da regolamentare e atrocità spontanee (sul corpo del lupo straziato è stato messo un ironicamente feroce cartello: no agli abbattimenti, sì alla prevenzione). Ma se pure c’è un problema per gli allevamenti ( ma dal punto di vista dell’animale allevato, che lo mangi il lupo o altri…)  dimentichiamo che “l’unica spinta selettiva è la paura dell’uomo, perché i lupi venuti a contatto con l’uomo difficilmente sono sopravvissuti”. Eppure, ancora ci si chiede se il lupo sia pericoloso per l’uomo..

    Ma c’è una paura ancora più profonda che alberga dentro di noi, e riguarda tutto quello che questo  animale nel bene e nel male, simboleggia. Avrà pure artigli e zanne questo lupo, ma che cose seducenti sa dire…

    “Non li vedi Cappuccetto tutti questi fiori? Non senti nemmeno gli uccellini…, eppure cantano così soavemente… Tiri diritta per la tua strada come se tu andassi a scuola, eppure c’è da godersela fuori di casa, nel bosco…”. Diavolo seducente, da non vedere in noi, da allontanare da noi…

    Nella fiaba che tutti conosciamo il lupo (come spiega Bettelheim) non è solo il maschio seduttore, ma rappresenta anche tutte le tendenze asociali e sensuali presenti in noi. E quell’altra parte di noi che è rappresentata dal cacciatore che arriva nella casetta nel bosco dopo che l’animale  ha fatto di nonna e nipotina un sol boccone, esclama: “da quanto tempo stavo cercando questo peccatore incallito!”.

    E a ben rileggere la fiaba dei fratelli Grimm, non sembra proprio che sia il lupo più feroce dell’uomo. Sarà pure un infido seduttore, ma non fa nulla che non sia naturale: divora per nutrirsi. Mentre il metodo con il quale muore…. A essere precisi, il cacciatore non uccide la bestia, ma con le forbici gli aprì la pancia e ne fece saltare fuori nonna e nipotina e fu poi l’adorabile bambina ad avere l’idea di mettere nella pancia del lupo dei sassi, cosicché quando il lupo si svegliò e fece per alzarsi, sentì i sassi pesargli talmente che si ributtò giù e morì.

    Tornando ad oggi… Sempre sull’onda emotiva dell’espansione del lupo “percepita”, da anni ormai c’è una recrudescenza di una vera e propria persecuzione. E i persecutori siamo noi…

    Mario Andreani, il veterinario che i lupi li cura e in natura li studia, mi parlò delle vittime di quei giorni dalle parti dell’appennino emiliano… Era da poco stato trovato un lupo morto al laccio, la femmina investita da un’automobile, cinque altri morti, impallinati, avvelenati… e l’elenco si affolla fino a questi giorni…

    Oggi, per il gesto infame di Suvereto l’Aidaa, l’ Associazione italiana difesa animali ed ambiente ha messo una taglia per “chiunque aiuterà a individuare, denunciare e far condannare i responsabili dell’uccisione e dello scuoiamento del lupo”.

    Nell’attesa, Gatto randagio, in fondo un po’ casalingo ma con grande invidia per chi è capace di vivere la libertà vera, fa il tifo per M75. Non so se ne avete sentito parlare… il lupo italiano sconfinato in Svizzera dove ha fatto una strage di pecore e condannato a morte. Gli svizzeri sono precisi e a quanto ho letto c’è stata una sentenza del Consiglio di Stato del Canton Ticino che ha comminato la massima pena, perché il numero di pecore uccise è maggiore di alcune unità della quota mensile “ammessa”.

    M75 (M sta per maschio) è stato condannato a morte, ma nessuno è ancora riuscito a prenderlo. Lui si muove in continuazione, e chissà… forse è già fuori della giurisdizione del paese.

    Forse decisamente rema contro, in un momento in cui in nome della tutela delle persone “perbene” arriva una legge che è di fatto una sorta di “licenza di uccidere” persone meno “perbene”… ma a Gatto randagio fa piacere immaginare M75 galoppare libero sulle note di variazioni selvagge…

     

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