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    il bambino dall’anello

    Una fiaba….  Il bambino dall’anello, di Annamaria Giustardi,  edito da Mammeonline…, una fiaba per raccontare una malattia rara, la sindrome Ring 14;  i bambini che ne sono affetti hanno ritardo mentale,  microcefalia, epilessia…, una storia difficile da raccontare…  Non per Annamaria Giustardi, che ben conosce Stefania Azzali, che l’associazione Ring 14 ha voluto, e la storia del suo bambino, Matteo, e che sa come come, con le parole delle fiabe, raccontare vite forse troppo dure da fare capire ed accettare. La storia: tutto inizia con un maleficio, di maghi cattivi invidiosi degli uomini, che mettono all’interno di alcuni bambini un anello di ferro… “un anello così forte che niente avrebbe potuto distruggerlo o toglierlo. Quell’anello era come una gabbia, e impediva di parlare, o di camminare, o di mangiare, o di capire gli altri. Alcuni bambini cadevano improvvisamente a terra, rotolandosi e lamentandosi, altri se ne stavano fermi e immobili, senza alcuna possibilità di stare meglio”. L’anello di ferro, a simboleggiare quel cromosoma sbagliato… Nelle fiabe, si sa, anche il peggiore dei malefici lascia la speranza di un antidoto, e anche qui , sappiamo che il bambino che avrebbe incontrato una persona dal cuore veramente buono, avrebbe avuto una vita migliore… E così il bambino dall’anello di ferro va per il mondo. Il bambino con l’anello di ferro fa tanti incontri, all’inizio sembra quasi sempre che e cose si mettano per il meglio, ma poi… le persone sono sempre deludenti… Già, c’è chi lo apprezza perché intelligente, chi lo ammira per i suoi begli occhi… ma nessuno gli chiede come si chiama, (…) ad esempio… nessuno si accorge che il bambino non ha un nome… E cosa c’è di più triste che non avere un nome. E’ la parola che ci dà identità, dice Alvisi. La parola, attraverso la quale ci chiamiamo e ci riconosciamo… i bambini, ricorda Alvisi, è la prima cosa che chiedono… Non avere un nome, non dare un nome, è come non volere sapere chi si ha di fronte, è non essere interessati a chi sia veramente una persona… Tutto il racconto è attraversato soprattutto dalla solitudine…  solo alla fine le persone che davvero accolgono il bambino dall’anello gli danno un nome… Si chiarerà Dodò, che poi è un nome tanto dolce e affettuoso e che anche a lui piace tanto… E solo allora l’anello di ferro inizia a sciogliersi…  Il libro non finisce qui. C’è una seconda parte che riguarda anche un percorso didattico possibile, per spiegare la malattia ai bambini… che poi è un percorso d’integrazione… nata dall’esperienza fatta in classe di Matteo. Nata dalla lettura in classe, dalle spiegazioni, dalle domande dei bambini, come sempre straordinarie… Invito a leggere questo libro. Con le parole che Stefania Azzali, che è presidente dell’associazione Ring 14, ha scritto nell’introduzione alla fiaba: “speriamo che Il bambino dall’anello arrivi nelle case di tante famiglie con figli ammalati per portare conforto al loro isolamento, e che raggiunga anche le altre famiglie sane, aprendo loro il cuore alla disabilità, e speriamo che il mondo delle fiabe, dove  tutto è possibile, entri nella vita di tutti i bambini che si trovano in difficoltà…

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