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    Il destino di un paese corporativo….

    Ferragosto. Anche Gatto Randagio fermo immobile sotto una tenda a ripararsi dal sole. Non prende appunti da elaborare, come suo solito. Ma ascolta… le chiacchiere di cui tanto siamo maestri nulla le frena, neanche i fulmini d’agosto. Sentite lo sfogo che ha registrato, acquattato zitto zitto, di un amico ad altro amico, accasciato sulla sedia del bar sulla piazza dietro casa.
    “Sai qual è il problema?- sussurra il primo – Che lo Stato è debole e le corporazioni sono forti. Non è democrazia è un casino. E’ ovvio che qualcuno pensi di mettere ordine nella contesa tra corporazioni che somiglia tanto al calcio storico fiorentino, dove ci si picchia senza rispettare le regole, peraltro piuttosto incerte. Può andare avanti un paese corporativo senza che si affacci un dittatore?” E già l’altro sobbalza.
    “Dopo il ventennio fascista l’Italia non ha abbandonato il corporativismo, ne ha solo ridefinito confini, poteri e relazioni reciproche. (…) Associazioni imprenditoriali, sindacati, partiti, ordini professionali, magistratura, polizia, università… Ognuno può completare l’elenco sulla base della sua esperienza personale ricordandosi di inserire, in coda o in testa, a seconda delle opinioni, la massoneria e le principali sigle della criminalità organizzata”.
    Va bèh, andiamoci piano… (ha già finito un bicchiere di birra)… Mettere ad esempio la magistratura sul piano della ‘ndrangheta… e l’amico cita di rimando la notizia della mazzata subita dall’organizzazione criminale in Lombardia, come lo svelamento delle trame romane grazie all’iniziativa di magistrati attenti e operosi…
    “Non metto criminali e magistrati sullo stesso piano. Sono sorpreso che anche la magistratura, quando si tratta di adeguarsi a standard europei di responsabilità e trattamento, cerchi di contrattare, come corporazione, condizioni di miglior favore rispetto ai colleghi europei.
    La trattativa stato-mafia è stata una contrattazione tra corporazioni che non mi stupisce più di tanto. Per mesi alcuni tribunali mediatici ne hanno fatto una questione di principio dirimente. Non sarebbe stato più utile discutere come mai negli ultimi anni il pil mafioso è cresciuto vertiginosamente?”
    Già… a pensarci… è al primo posto delle imprese italiane…
    “E non viene il sospetto che la trattativa continui, non più con i rozzi contraenti di allora, bensì con i colletti bianchi che oggi guidano la corporazione mafiosa?”
    Già, un bel sospetto…
    “E che dire dei sindacati: gli straordinari compensi dei dirigenti Cisl non ti fanno pensare al sindacato come ad una corporazione ? O del sindacato di polizia che applaude la sentenza a favore dei poliziotti responsabili della morte di Aldrovandi? O che manifesta contro il disegno di legge per il reato di tortura e trova l’entusiastica adesione del piazzista Salvini intimorendo l’azione del governo? E le roccaforti inespugnabili delle baronie universitarie? E alluvionati di aree di esondazione che scendono in strada contro il Sindaco di Roma dimenticando che le case le hanno costruite loro abusivamente? E partiti e partitelli che si dividono o ricompattano in base alle indicazioni di piccole o grandi lobby economiche e sociali, più o meno corrotte ? La difesa strenua dei privilegi corporativi è un must sociale per piccoli e grandi gruppi, che vale proprio per tutti…”
    Strappa al quasi-silente interlocutore un sorriso, il quadro è chiaro: “Già. Chi non protesta è un fesso”.
    “Insomma è una continua rivendicazione che dà luogo a migliaia di piccole e grandi trattative tra governo e corporazioni. Un’estenuante contrattazione che fa diventare cammello qualunque cavallo che entri nel gioco della politica. E chi non fa parte della partita resta fuori: guarda i giovani che scappano all’estero. Hanno una buona idea? Ci sarà subito qualcuno che vedrà il rischio di perdere potere e farà di tutto per impedirgli di realizzarla. Meglio che si faccia nulla piuttosto che la faccia un altro. Così stiamo pari e tutto resta fermo. E’ quel gioco al massacro che si traduceva tra i bambini che vissero la loro infanzia per strada, quando erano stanchi dei giochi di squadra, che fosse calcio o ruba-bandiera, in una proposta gridata: ‘adesso facciamo tutti contro tutti’. Ed erano botte!!”
    E quindi? Anche l’amico che ha di fronte è al secondo bicchiere e vuole che si arrivi a qualche conclusione…
    “La teoria della complessità ci informa che raggiunta la soglia del caos i sistemi complessi, adattivi e autoregolanti, si assestano quasi automaticamente per dar luogo a un nuovo equilibrio”.
    E cioè? “In altri termini: uno stato corporativo caotico non è naturale che trovi equilibrio in uno stato corporativo regolato da una dittatura?”
    E’ un auspicio o un timore? “Né l’uno né l’altro. Semplice constatazione !”
    Pensieri sotto il sole di mezz’agosto. Sul tavolo sei bicchieri di birra vuoti…

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