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    il trenino, 14

    Oggi è finalmente domenica. Giorno di tutto riposo. Anche un po’ triste, però. E’ il giorno delle vedove. Si riconoscono subito. Salgono, abbracciate a larghi mazzi di fiori. Margheritone, bianche e gialle. Calle, a volte. Crisantemi, soprattutto, nei giorni che per tutti è il tempo di festeggiare i morti. Le vedove, i loro morti li vengono a trovare ogni domenica. Al cimitero a pochi passi dal capolinea, che è il più grande della città. Sono, anche loro, una volta alla settimana, una piccola comunità viaggiante. Si accompagnano, a volte, fra amiche. Qualcuna è sola. Domenica scorsa, una di loro è salita a bordo con un gran mazzo di fiori lilla, tirando al guinzaglio un bastardino dal pelo bruno e lungo. Veniamo a portare i fiori a mio marito, ha subito informato la signora che le sedeva di fronte. Veniamo ogni settimana. Vedete? Da quando lui è morto la mia vita è finita. Anche lui, indica il cagnolino, gli era troppo affezionato. E’ morto da più di cinque anni, ma è come se fosse il primo giorno. Anche per lui, vero Billy?

    Vedova inconsolabile. E come darle torto, se ancora lacrimando racconta di tutto l’amore, di tutta la devozione che l’aveva legata a lui, e che aveva legato lui a lei. Cinquant’anni insieme e mai un attimo di dubbio. Mai una distrazione l’uno dall’altra. Signora cara, è a un certo punto intervenuta la donna che la stava ad ascoltare. Signora cara, ma lei deve essere felice. Della vita che ha avuto, voglio dire. Lei non si rende conto, le si è avvicinata abbassando la voce, del regalo che per un tempo infinito ha avuto dalla vita. La vostra fedeltà è cosa rara. Rarissima. Già, per noi solo un’illusa bugia, ho letto nei sospiri delle altre vedove lì intorno. E qualcuna, scommetto crudele ha pensato, illusa anche lei.

    Gran filosofe, queste donne… Penso a Domenico, ha confidato una signora di mezza età all’amica che le era seduta di fronte,… ma allora è proprio finita? L’ho sentita mormorare. No, non mi riferisco esattamente a Domenico, ha spiegato. Pensavo a tutto. Succede proprio che a un certo punto è tutto proprio finito? Domenico è come tutto, le ha detto l’amica. E forse anche per lui, per Domenico, molte cose erano già da tempo finite. La differenza, ha aggiunto con aria perspicace, è che lui ha saputo essere il presente di qualcun altro, e ha saputo allevare in altri il suo futuro. Tutto qua. Nient’altro. Ah! Il futuro… ha detto l’altra, e si è assopita in chissà quali pensieri.

    Non sono tutte tristi le vedove. Conoscono le regole della vita, quelle buone e quelle meno buone, che hanno attraversato troppo spesso sopportando, magari sorridendo, anche, resistendo, quasi sempre.

    Più tristi gli uomini. I vedovi. Impacciati, con quei sbilenchi mazzi di fiori che sembra non sappiano proprio perché si ritrovino fra le mani. Si riconoscono subito, i vedovi. Non ne salgono molti. Ma si sa, gli uomini sono i primi a morire. Questi che sopravvivono sono quasi sempre soli e, sempre, hanno l’aria persa. Ieri, ho visto salire un signore. Aveva l’aria dolce che capita la vecchiaia disegni sul viso. Ma la sua dolcezza, si capiva subito, era costume profondo e antico. Appena, mi sembrava fremesse, come per la fretta di raggiungere qualcuno, con cui acquietarsi. Una donna è sembrata riconoscerlo, gli si è avvicinata, si sono scambiati il sorriso delle persone che dopo lungo tempo si ritrovano, e hanno iniziato a dirsi parole. Brevi frasi. Da quanto tempo, ti trovo bene, e i figli come stanno, e tu? Mi spiace ti sia separata, magari vi ritroverete, e dove abiti adesso, ma siamo allora quasi vicini, ci vedremo, promesso che ci vedremo una di queste settimane. E cosa fai, tu, su questo treno? Gli ha chiesto infine lei. Dove vai, di sabato? Vado, le ha risposto lui, guardando fuori dal finestrino, a trovare degli amici, sì, sì, ho dei cari amici che abitano da queste parti. Vengo, ha detto, ogni tanto, così, a fare quattro chiacchiere con loro. Ma anche se non aveva con sé nepure un fiore, ho subito capito. Ho capito, da come ha abbassato per la frazione di un istante lo sguardo.

    Basta. Vi ho detto fin troppo. Adesso sto per addormentarmi. Domani è lunedì. Tocca ricominciare. Solo, un’ultima confessione. L’ho ancora negli occhi, e so che forse lo sognerò. Il profilo curvo di lui, mentre scende dal predellino, alla fine della corsa. E poi, dietro due donne caiche di crisantemi, mentre si avvia lungo la strada, che sale al Camposanto.(fine)

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