E oggi che l’attesa s’è già compiuta, il suggerimento di un bellissimo racconto, bellissimo per me anche perché è un libricino che mi fu regalato proprio nei dintorni del Natale di qualche anno fa da un mio “amico di penna”. Sì, persona che era allora detenuta in quel delle nostre prigioni. E con commozione e piacere ho fra le mani questo libretto, oggi che so che, dopo un percorso davvero ammirevole, quella persona ha ripreso la strada della libertà…
“L’occhio del lupo” è il titolo. Delizioso e struggente racconto di Daniel Pennac, che forse conoscete per tanti bei romanzi per adulti, ma che, quando qualcuno gli chiese quale preferisse fra i suoi libri, leggo rispose: “Un libro per ragazzi. L’occhio del lupo”.
Che pure è un bel racconto da leggere, oltre che ai ragazzi, anche a molti adulti, in questi giorni in cui tanto si predica la pace. La storia dell’incontro fra un lupo cresciuto in Alaska e un ragazzo che viene dall’Africa.
Si incontrano e si guardano e si osservano e piano piano si svelano l’uno all’altro attraverso le sbarre della gabbia di uno zoo nella quale il lupo è prigioniero…
E mi sono chiesta cosa abbia visto in quell’intreccio di sguardi quel mio amico di penna…
E attraverso quella storia ho provato a leggere brani della sua storia.
Perché il lupo, finito in quella gabbia dopo una lotta disperata con l’uomo che gli è costata la perdita di un occhio, tanta fiducia nell’essere umano non ha. E difronte al ragazzo che si è messo a fissarlo s’inquieta… “ma chi è? Ma che vuole da me? Non va a scuola? Non lavora?…”.
E infine si mette anche lui a fissare il ragazzo. “Non quello sguardo che vi passa attraverso, il vero sguardo, lo sguardo fisso”. Con un problema, però: il lupo ha un occhio solo, il ragazzo ne ha due…, cosa che lo mette estremamente a disagio, e “attraverso la cicatrice dell’occhio morto, spunta una lacrima”.
Allora il ragazzo, che viene da un lungo viaggio attraverso l’Africa, che tutta l’ha conosciuta diventando un narratore di storie, per rassicurare il lupo chiude anche lui un occhio, e solo con l’altro continua a guardarlo.
E l’incontro di due solitudini compie un miracolo: il miracolo dei racconti che i due si scambiano attraverso quello sguardo. La storia dell’uno e la storia dell’altro, da leggere nell’iride dell’occhio dell’uno e dell’occhio dell’altro… e scrivono pagine e pagine, con i ricordi più duri, quelli più belli e quelli più struggenti, che s’incontrano fra l’Africa e il Grande Nord… e sogni meravigliosi… che alla fine guariranno anche l’occhio del Lupo. E molto anche a me, della “rasserenante pace dell’amicizia e della confidenza”, quegli sguardi hanno insegnato.
Pensando al mio amico di penna, che ha avuto la capacità di leggere una nuova vita possibile ritrovando in sé la via, ma anche credo accogliendo e ricambiando lo sguardo di chi, nel tempo delle sbarre, ha incrociato e ha saputo scambiare con lui pensieri.
Non penso a me, che pochissimo ho potuto fare per lui, solo lettere e quello che del mondo fuori ho cercato di raccontare. Ma ho saputo che un giorno ha detto a qualcuno che le mie lettere gli hanno fatto davvero molta compagnia. E ne sono stata felice.
Realizzo adesso che non gli ho mai detto quanto il regalo di quel libro abbia aperto anche a me gli occhi. Che un occhio spesso senza accorgercene, per le ferite dell’anima, teniamo chiuso. E stentiamo ad incontrare il mondo. Che magari è tutto lì, nello sguardo di chi ci regala il racconto di terre lontane…