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    Pietre

    Solo qualche appunto, e molte domande. Continuando ad avere davanti agli occhi il volto bambino di lei, e le sue labbra brillanti del colore ciclamino di un rossetto con il quale solo a sedici anni puoi giocare… il collage di foto amorose abbarbicata al ragazzino al quale, in un gioco pur già troppo doloroso, pensava di appartenere… e quell’inconsapevole grido d’aiuto lanciato su FB… Non è amore se c’è violenza…
    Chiedendomi con quale grumo di violenza nell’animo è cresciuto lui, appena diciassette anni, e le tracce di peluria sul volto che non sono neppure un’ombra… eppure, nel rapporto con la sua ragazzina, già maschio della peggior specie… e quale parte paurosa della propria anima ha pensato di nascondere nel pozzo con il corpo di lei, sotto un cumulo di sassi, insieme alla terribile verità di quell’omicidio…
    Tutto in questa storia sembra avere la pesantezza delle pietre… come quelle del tumulo che ha malamente nascosto il corpo di lei…
    Ne avrete sentite di reazioni e pensieri e commenti, e la pena e il dolore, e dettagli e indecenze e più scomposti insulti e rabbie che ormai sempre si scatenano sulle vie del web… ché nessuno può lasciare indifferente la storia così tragica di due adolescenti, che appena appena, e in maniera così confusa e sbagliata, avevano iniziato il loro cammino nella vita adulta…
    Fa tremare l’anima il pensiero di tanta violenza che si è impossessata delle emozioni di due vite così giovani. Perché insieme alla vita di chi quella violenza l’ha così tragicamente subita, non si può non pensare alla vita di chi quella violenza l’ha sentita crescere, incontenibile, dentro di sé…
    Senza negare le condizioni e le responsabilità individuali, non mi riesce di non pensare che ognuno di noi è anche prodotto e parte del mondo che ha intorno…
    Una psicoterapeuta, intervistata alla radio, ha parlato dell’importanza dell’educazione a gestire le proprie emozioni. Cosa non semplice in una società che offre modelli schiacciati sulla propria esistenza. La società dell’”io sono, io voglio, io posso”. Quali durezze, e quali fragilità estreme, fa crescere nell’animo permeabile degli adolescenti…
    Non è facile, in questa nostra società che ha al centro “l’io”, dove anche la violenza diventa molto disinvoltamente merce. E non c’è bisogno di andare a cercare testi o siti particolarmente “dedicati” come si dice… Il racconto della violenza con il suo corredo osceno di dettagli fa vendere i giornali, tutti, fa aumentare gli ascolti in tv, fa crescere i clic sulle pagine on line…
    Tanto si è parlato quest’estate di violenza, stupri e quant’altro. E con quanti dettagli morbosi, buttati qua e là… quasi diventati parte di un lessico familiare cui è difficile sottrarsi (andate a leggere su infoaut un’interessante riflessione a proposito di come stupri e e violenza siano raccontati dai media). Fra l’altro tanta insistenza di articoli e titoli, ha come dato l’impressione che la violenza sulle donne sia di colpo aumentata, come fenomeno esploso insieme all’inferno della tempesta di caldo di Caronte.
    Eppure le violenze sulle donne, purtroppo, sono sempre le stesse, e sono da sempre tante. Le donne non sono più a rischio di essere violentate di quanto non lo siano state dieci, venti, trenta anni fa… e, come sempre, si è violentate e, all’occasione uccise, soprattutto in casa e soprattutto dai propri mariti, fidanzati, amanti, ex o attuali. Cosa che non cambia, anzi, la terribilità della cosa… E’ che ce ne accorgiamo a tratti. E poi, a tratti e a seconda delle storie, possono sempre essere bei titoli che tirano, magari funzionali ad altro… (A margine, come ci sé affrettati a diffondere le cifre degli ultimi sondaggi della paura… crescite esponenziali, per quel che riguarda naturalmente la paura dell’estraneo in cerca di donne da violentare dietro ogni angolo, sui pianerottoli di ogni appartamento, sul limite delle porte di casa. Ma qui si andrebbe a ragionare d’altro…)
    Una folla martellante e insinuante di titoli e quant’altro, lanciati come pietre.
    Quale educazione a gestire le proprie emozioni…
    Arduo, immagino, il compito dei genitori che, come si spiega, con il loro comportamento e le loro parole davanti ai primi stati emotivi dei bambini, devono guidarli nella loro formazione, che è cosa che li segnerà poi per tutta la vita.
    Ma cosa succede quando questi genitori sono parte anch’essi della società che tutto invita a far ruotare intorno alla propria esistenza? e gli altri e il resto cosa vuoi che conti…
    Un piccolo episodio, di qualche anno fa, ma non per questo meno indicativo, che anzi credo molto dica a proposito di educazione e degli insegnamenti che noi adulti diamo… su quale strada possiamo avviare chi tanto impara da noi… Ancora pietre…
    Un gruppetto di bambini, su una delle nostre spiagge, non aveva trovato di meglio da fare per passare il tempo che colpire a sassate una giovane anatra. Il povero uccello è stato salvato dall’intervento di alcune persone che, immagino accorate, si sono rivolte ai genitori dei bambini, perché li richiamassero.
    “E avranno pur diritto di giocare!” dicono abbiano risposto quei genitori agli esterrefatti soccorritori…
    Una piccola storia. In fondo solo un’anatra azzoppata… Ma quale educazione, a quali emozioni… quale confusione… quale malinteso senso dei propri diritti, del proprio posto nel mondo… del posto degli altri… quale buio…

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