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    Ritorni…

    Questa è una nota molto, molto personale. Su via dei Tigli, dove la strada si allarga in uno spiazzo, ci sono alcune panchine appoggiate al bordo di una bassa siepe… L’avevo notato da tempo, seduto sulla panchina di centro. Un vecchio. Dismesso mi viene da dire. Con una lunga barba grigia, in un cappottone enorme a chiudere il suo enorme corpo. Spesso piuttosto sbrindellato e sporco, e con una scia di puzza un pò intorno. A  volte ordinato come rimesso a nuovo, come capita quando qualcuno i barboni ha cura di ripulirli. Anche se in silenzio, sembra avere confidenza con i luoghi e la gente del posto. A volte scompare dalla panchina per comparire al un tavolino di bar più in là sulla via. E sempre legge… libri, giornali soprattutto, con aria assorta e compresa, a capo chino, che è difficile guardarlo bene in viso. Ma un giorno, (…) che la barba era forse appena appena più rifilata e aveva sollevato lo sguardo dal foglio come a fermare un pensiero che gli era nato dalla lettura, mi si è svelato il suo viso… il taglio delle labbra, il profilo del naso, quel leggero strizzare degli occhi… Era, giuro, proprio lui… Un amico che qualche anno fa ( diomio forse già più di un lustro) è andato via. Insomma, morto. Un caro amico di cui mi ha sempre stupito la capacità, immensa, di suggere la vita, mosso da un desiderio famelico di tutto, del mangiare, dell’amare, del conoscere, del leggere… accidenti mi sembrava non ci fosse nulla che non sapesse… e tutto restituiva nel regalo di un infinito, divertito narrare. Come il racconto che fece, che ancora ne rido, dei problemi al solaio per quella sua stanza così piena di libri da coprirne, in mucchi e piramidi, tutto il pavimento… E tutto quel tutto che era, alimentato, ho il sospetto, più dai libri che dal cibo, aveva nel tempo allargato e allargato il suo corpo, che a un certo punto non ha retto più il peso di tanto peso che lo aveva imprigionato su una sedia a rotelle… O almeno questo mi piace pensare. Come sono ancora felice di pensare che adesso è proprio lui, che per tornare ha scelto quella panchina, luogo di libertà, dove continuare a leggere, per muoversi fuori dalle costrizioni del tempo e dello spazio, rincorrendo narrazioni e pensieri… libero dai percorsi del quotidiano che noi tutti ancora imprigionano…

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