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    scarpette rosse…

    E oggi un racconto di Lauretta Chiarini. Ha vinto il concorso “Dalle mimose alle scarpette rosse”.Premiato giusto giusto ieri, a Velletri, nella Sala Nobile del Palazzo del Comune… Le Ballerine Rosse

    – Quando mi compri le scarpe nuove, mamma? Le voglio rosse, ballerine rosse. – Martedì. Ma rosse no, Gilda, le prenderemo di un colore neutro. Io direi bianche- . Camminavano spedite intanto, madre e figlia, mano nella mano, lungo la strada per la scuola. Ogni tanto Gilda alzava lo sguardo verso sua madre: portava un grosso foulard fin sulla bocca, forse aveva freddo. Gli occhiali da sole però erano decisamente fuori luogo, visto che pioveva acqua a catinelle. Gilda la spiava di sottecchi, preoccupata come può esserlo una bambina di otto anni; provava un senso di inquietudine che le passava soltanto quando vedeva Maura sorridere. Quel sorriso ultimamente esitava un po’ a fare capolino e qualche volta aveva visto sua zia abbracciare consolare la sua mamma. Per fortuna c’era papà che si prendeva cura di lei: quando lui era in casa Maura sorrideva sempre. (…) Erano una bella famiglia, Gilda si sentiva felice. Il suo papà era forte, pieno di vita, anche se certe volte gridava a voce troppo alta. Sua madre invece era delicata ed insicura, a volte cadeva, sbatteva nelle porte. Era proprio una donna di vetro. Fragile. Una volta era stata un giorno intero in ospedale e Gilda era rimasta con la zia. La mamma si era rotta una spalla cadendo dalle scale. Gilda aspettava con ansia che la scuola chiudesse per le vacanze, così non avrebbe più lasciato sola sua madre: accadeva sempre in sua assenza che Maura si facesse male.

    Finalmente il martedì pomeriggio erano andate a comprare le scarpe nuove. – Posso mettermele domani per andare a scuola? – aveva chiesto, entusiasta e un po’ vanitosa. – Aspetta fino a domenica, sennò si sciupano subito. Gilda che non era una bambina capricciosa, aveva annuito. Il mercoledì mattina Gilda si era svegliata spaventata a causa di certi rumori forti che arrivavano dalla cucina. Qualcuno singhiozzava. Scesa dal letto, si era avvicinata, le sembrava di aver già vissuto quel momento, ma non era possibile. La porta si era spalancata all’improvviso e suo padre, uscendo, l’aveva apostrofata in malo modo; lei era scappata in camera. Dopo pochi minuti Maura, stretta nella sua vestaglia rosa e tutta scarmigliata, l’aveva raggiunta, pregandola di prepararsi per la scuola. – Sto poco bene tesoro… te la senti di andare a scuola da sola oggi? Io ti guarderò dalla finestra. Sì, se la sentiva. Non aveva mica paura, ormai era in terza elementare e la scuola non era lontana. Maura era a letto, coperta fino agli occhi, quando Gilda, vestita e pettinata, andò a baciarla. – Ti ricordi quello che ti dico sempre? Se un giorno non mi vedi fuori alla scuola, cosa devi fare? – Resto vicino alla maestra Chiara e le dico di chiamare la zia. Uscì dalla camera serena, tanto la mamma non restava sola, c’era papà in bagno. Prima di uscire considerò che forse poteva mettersi le nuove ballerine bianche, la mamma non se ne sarebbe neanche accorta. Sfilò lesta le sneakers e infilò le ballerine più belle che si fossero mai viste. Sotto casa restò qualche istante col naso all’insù, ma Maura non era alla finestra a salutarla. S’incamminò con passo pesante e arrivò a scuola con quello strano senso di inquietudine, lo sentiva nel petto e anche in bocca, una specie di nausea. Restò in un angolo, nascosta e non entrò. Quando la bidella chiuse il cancello, tornò sui suoi passi, bighellonando un po’. Mezz’ora dopo essere uscita era di nuovo a casa. Sperò che la mamma non si arrabbiasse a ritrovarsela in casa. Il portoncino era  socchiuso. Entrò piano e si affacciò in camera da letto: c’era disordine, ma la mamma non era lì Passò davanti al salone, silenzioso e vuoto; la porta del bagno era spalancata, il papà non c’era. In cucina c’era tanta confusione.

    – Mamma? – sussurrò guardando un cassetto rovesciato a terra. Poco più in là c’era una donna per terra, ma non somigliava alla sua mamma, anche se indossava la sua vestaglia rosa. Era strana, i suoi capelli sciolti galleggiavano in un liquido denso e scuro. – Mamma? – chiamò ancora Gilda, avvicinandosi a quella signora perché, a guardarlo meglio, quel viso poteva sembrare quello di Maura. Quel liquido era dappertutto. Si accucciò e la sfiorò con un dito, poi lo sguardo le cadde sulle sue ballerine bianche, che bianche non erano più.

    Ora aveva le scarpette rosse.

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