More

    E’ che il potere è maledetto, e per questo io sono anarchica

    Ho creduto necessario portare questo fuoco femminile in Italia, peraltro ancora troppo poco conosciuto, quanto mai attuale e stimolante in un clima di confusione, decadenza e svilimento generale”.
    Il fuoco femminile è quello di Louise Michel, la “grande dama francese dell’anarchia”, che tutti ricordiamo protagonista della Comune di Parigi, “una delle più radicali esperienze di sovversione dell’ordine politico, sociale e culturale”.
    Chi ce ne regala le parole, curando un’antologia di testi scelti dalla vastità delle sue opere, è Anna Maria Farabbi, altra donna di fuoco, ché di fuoco sono anche le sue poesie e i suoi scritti…
    Bell’incontro. Esplosivo direi. A cominciare da come Anna Maria Farabbi spiega che… “Ho scelto lei perché la sua vita e la sua penna hanno vissuto in uno stesso corpo, con potenza laica, anticlericale, dirompente, carismatica”. E brano dopo brano, anche noi travolge, la vita di Louise che, fra i personaggi più significativi della seconda metà dell’800, fu insegnante, comunarda, femminista, anarchica” e tutto della sua impetuosa vita appuntò in pagine e pagine di diari e poesie.
    Nelle prime pagine del libro c’è un ritratto, che Anna Maria Farabbi sceglie per farci conoscere il volto di Louise. E’ un’immagine del 1871. Guardatela. Volto “pulito, diretto, acuto, singolare, mirato”. Dove tutto, il suo pensiero, la sua personalità, la sua vita anche, sembra riassunto.
    Lo stesso piglio, viene da pensare, di quando, davanti al giudice del processo nel quale, dopo la tragica fine della Comune, è imputata fra l’altro di istigazione alla guerra civile, disse: “Difendermi? A che scopo? Non cambierei la vostra sentenza… Ma prima di sedermi ci tengo a glorificare la memoria di coloro che furono fucilati a Satory! Sì. Lo dichiaro pubblicamente, essi sono martiri della Rivoluzione sociale di cui mi vanto essere una delle promotrici”.
    Louise Michel… certa che “come è passata l’antropofagia, passerà pure il capitale”, convinta della “necessità che i diseredati, i fuorilegge scelgano non la forza, ma il diritto”, lei che punta il dito contro la “danza macabra delle banche, lo spreco dei governi deliranti”. E quanta attualità…
    Comprende proprio tutti e tutto il pensiero della sua rivoluzione sociale: le donne, i bambini, gli anziani. Non c’è umile che venga escluso. Arriva ad abbracciare, Louise, anche gli animali. “Perché” sottolinea Anna Maria Farabbi, “considera la società come un unico corpo organico dentro cui ogni vita, vegetale, animale, minerale che sia, ha diritti di esistenza, per il cui rispetto è necessario combattere”.
    Un cuore davvero immenso, quello di Louise Michel… che non denuncerà il ragazzo che, a Le Havre, al termine di un discorso attentò alla sua vita.
    E canta… “Una fanfara suona nel fondo del buio mistero/ e molti la seguono: io la ritroverò. / Ascoltate, si sentono passi grevi in terra/ è una scia umana, a lei mi unirò”.
    Contro il potere che è maledetto…
    “E’ vero forse – scrive- che le donne amano la rivolta. Noi non valiamo più degli uomini, ma il potere non ci ha ancora corrotto”. E confida a una compagna del lungo viaggio verso la Nuova Caledonia, dove viene deportata dopo la condanna, di essere convinta che “ciascun uomo al potere non possa far altra cosa che commettere crimini”. Chissà, mi chiedo, che avrebbe detto oggi della storia delle quote rosa, qui a chiedere di essere ammesse a rosicchiare, permettetemi, fettine di potere. Ché presto abbiamo dimenticato quello che pure noi abbiamo con De André cantato, che “non esistono poteri buoni”…
    Campo di concentramento, prigionia, deportazione… non le fu risparmiato neanche l’internamento nell’ospedale psichiatrico… ché la sua intrattabilità era davvero troppa!
    E come contenere una donna risolutamente convinta delle sue battaglie, certa che “dai nostri tempi maledetti verrà il giorno in cui l’uomo, cosciente e libero, non torturerà più né il suo simile né le bestie. E per questa speranza vale la pena di attraversare l’orrore della vita”.
    Ma siamo ancora lontani da quel futuro.
    Louise Michel è oggi anche il nome della nave che l’artista Banksy ha noleggiato per andare a salvare i migranti nel Mediterraneo. Non poteva che chiamarsi così, quella nave. E guardando a quel che nel nostro mare accade, sembra sentire la sua voce… “nero destino che fai tu del mio gigantesco sogno?”
    Fra le tante sensazioni, irriassumibili, che nascono dalla lettura dell’antologia curata dalla Farabbi, molto mi ha colpita, come dire, una certa confidenza con la morte. Questa morte che noi ignoriamo e la cui sola idea fuggiamo. Ma che pure, ci ricordano le sue parole, fa parte del respiro del mondo. Louise Michel dedica un canto al Guardiano del cimitero, ricorda il suo vagare fra i viali e le tombe da bambina… “Un gruppo di vecchi abbassano la testa a terra come ascoltando coloro che sono morti per conquistare la libertà”, scrive in una pagina del diario della Comune …
    Un libro ricchissimo, “Il potere è maledetto e per questo io sono anarchica”. Vi si affacciano molti protagonisti della vita culturale e politica europea che incrociarono la strada di Louise Michel: Victor Hugo, Théopfile Ferré, Auguste Blanqui… insieme alla folla di tanta sua gente, al volto ansioso della madre, al ricordo del canto della nonna…
    Insomma, lascia senza fiato, questo lavoro di Anna Maria Farabbi. E tanta voglia di leggere ancora…
    Anna Maria Farabbi l’avevo incontrata un po’ di anni fa nelle pagine de La bambina cieca e la rosa sonora. Dove la sua poesia è tessuta delle note di Vincenzo Mastropirro. La bambina cieca, mi spiegò, è una testimonianza esemplare, nella vita dell’universo. Sfida il silenzio, con domande che vorrebbero sciogliere il buio. Ancora una sfida, dunque, come quella potentissima che ci arriva dalla voce di Louise Michel.
    “Il potere è maledetto e per questo io sono anarchica” inaugura Al3viE. Un cenno a questa nuova casa editrice (che è un marchio Kaba edizioni) con le parole di Raffaella Polverini, che l’ha fondata. “In Al3viE c’è il coraggio del passo che lascia il sentiero battuto, la fatica del procedere nella boscaglia, la determinazione graffiata, la visione dell’oltre e poi l’incontro con altri viandanti con i quali condividere la ricchezza del proprio orto, la bellezza del proprio giardino”.
    Il nostro augurio al suo cammino, che attraversi la boscaglia…



    Ultimi Articoli

    Olympe, dunque…

    Censure…

    Il carcere, una casa morta…

    Il segreto del giardino

    Archivio

    Tag