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    Il gatto che aveva perso la coda

    C’era una volta un gatto. Un piccolo gatto tigrato che aveva perso la coda. “Senza coda non posso miagolare al chiaro di luna. Non posso arrabbiarmi e neppure innamorarmi” disse. “Andrò al negozio dove vendono code nuove”... Inizia così “Il gatto che aveva perso la coda”, un delizioso libricino edito da Carthusia, nato da un’idea di due tecnici di radioterapia pediatrica dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano, Gabriele Carabelli e Sara Frasca… che si sono detti: perché non aiutare i bambini in cura, raccontando loro il percorso della terapia con una fiaba? A scriverla ci ha pensato Emanuela Nava, che ha saputo tradurre nel linguaggio delle fiabe, il suggerimento di Carabelli e Frasca. Andando, ovviamente, innanzitutto a vedere i bambini, quei piccoli ammalati di tumore al cervello che, racconta, e ancora la voce emoziona, serissimi si avviano nella stanzetta della terapia, indossano una sorta di maschera-casco, che e’ stato fatto per ciascuno su misura, lo infilano sulla testa e si stendono sul lettino dove verranno “irradiati”… Forse nessuno sa che quel caso, ha due bulloni con i quali la testa del bambino viene fissata, immobile sul lettino… Attraverso un interfono, spiega Nava, le mamme parlano ai loro bambini, ma alcuni hanno tanta paura, alcuni, specie le prime volte, devono essere sedati… Ecco, sembra che questa fiaba abbia aiutato alcuni bambini a non aver paura e non e’ stato necessario sedarli… (…)Emanuela Nava ha immaginato un gatto che viaggia nello spazio con la sua brava navicella e il suo bel casco, e i bambini, ai quali la storia viene letta, si immedesimano in quel gatto, perche’ tutto nella fiaba, a livello inconscio, richiama la loro condizione… Una fiaba terapeutica, dunque, dove vengono trasfigurati in qualche modo gli strumenti con i quali il bambino avrà a che fare durante la terapia… Anche i disegni, di Annalisa Beghelli, sono importanti…. Il gatto era piccolo e aveva paura, ma indossava il casco, un casco da eroe spaziale… questa è una frase che ritorna più volte, quasi come un mantra che Emanuela Nava ha inventato, che come un mantra culla e acquieta… Con questa fiaba i bambini si tranquillizzano, il viaggio delle cure fa meno paura, grazie ai messaggi anche inconsci che arrivano… Incontra, ad esempio, il gatto, sulla luna, un sarto che sta cucendo il mantello del re delle stelle, ma e’ arrabbiato, perche’ la luna sta diminuendo e lui non ha piu’ spazio per lavorare. Il gatto allora gli presta la sua astronave e quando il sarto, per ringraziarlo chiede cosa voglia in dono, il gatto risponde che vuole che gli venga cucita una bella coda.  Una coda da gatto… il sarto sa cucire solo mantelli, il viaggio alla ricerca della coda dunque non e’ finito.. La fiaba, ricoda Nava, parlare dunque all’inconscio… il taglia e cuci richiama le operazioni che il bambino probabilmente ha gia’ fatto, e la risposta del sarto gli fa capire che c’e’ ancora qualcosa da fare, prima di guarire… Alla fine il gattino arriva in capo al mondo, incontra una tigre, che gli dona una coda da tigre…e lui si schernisce… ….“Grazie signor felino” sussurrò “ ma io non sono una tigre, sono solo un gatto”. “Non sei una tigre, dici? Un gatto capace di giungere fino in capo al mondo non è una tigre? Tu sei una tigre con il cuore da leone, caro mio. Ecco la tua coda”. Ed e’ questo il messaggio che il bambino sa cogliere…

    Questo progetto è stato sostenuto dalla fondazione Magica Cleme, grazie al suo finanziamento il libro viene dato gratuitamente ai genitori dei bambini in cura nell’istituto milanese… Cleme, e’ una bambina che non ce l’ha fatta e ora i suoi genitori si occupano, con la loro associazione, di altri bambini malati, realizzando alcuni dei loro sogni…

    Dimenticavo, il libro e’ dedicato a tutti i bambini coraggiosi, anche a quelli che non sanno di essere coraggiosi.

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