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    La melodia che, forse, ci salverà


    Mi permetto, di questi tempi di guerre e di scontri infuocati, di suggerire la lettura di una fiaba.
    “Il re dormiva quattro volte al giorno”, dello scrittore israeliano Benjamin Tammuz, che forse conoscerete per “Il minotauro”, o per “Il frutteto”, romanzi che attraversano la dolorosa, complessa, lacerante storia della sua terra. Ma Tammuz ha scritto anche alcuni libri per bambini, e questa fiaba. Adattissima, anzi necessaria, anche per gli adulti.
    Vi racconto, molto sintetizzando…
    Il protagonista è Yekutiel, un bambino molto gracile e malaticcio, nato con una gobba, che ne fa un bambino così diverso… E’ spesso costretto a letto, perché attraversa momenti di grande debolezza, ma un giorno, anzi una notte, ha un sogno bellissimo. Percepisce una musica meravigliosa, che è qualcosa come la voce dell’anima della Terra. Appena sveglio Yekutiel, prova quella musica con il suo flauto e da allora, grazie quel canto, entra in contatto costante con la natura, con lo spirito buono del mondo, con il senso profondo della vita. E questa musica, e questa sua magica capacità lo accompagneranno sempre, anche quando sarà adulto. E mai perderà la freschezza e la saggezza, riuscendo a trarre forza anche dalla sua diversità
    Ma vive in un paese che è costantemente in guerra con i popoli confinanti. Le guerre, la loro violenta voce… Così, quando scoppia l’ennesimo conflitto, Yekutiel attraversa la frontiera e con il suo flauto “versa il veleno della pace nei cuori dei nostri arditi combattenti, e tutti quelli che sentono la sua musica diventano mansueti”. Potrebbe essere questo il lieto fine, ma la storia non finisce qui. Le fiabe, d’altra parte, quelle vere (non le versioni edulcorate che a un certo punto sono state confezionate per noi), guardano al mondo, e ce lo spiegano, per quello che è, con tutte le sue brutture.
    E quindi, si può immaginare…
    Un uomo capace di seminare la pace? E cosa c’è di più pericoloso per un paese che di guerra vive!!!
    Così Yekutiel viene arrestato, e lo ritroviamo in un carcere, insieme ad altre persone dall’animo simile al suo. Il dottor De Nicotin, in prigione perché aveva scoperto che il fumo fa male (ma come fa lo stato a comprare le armi per le sue guerre se le persone non rimpolpano più le sue casse con le tasse sulle sigarette?), e il professor Humanitas, in carcere da quando ha scritto un libro nel quale ha osato spiegare che gli uomini sono tutti uguali e questa uguaglianza va incentivata e rispettata (ma se tutti avessero letto quel libro, e capito che gli uomini, gli altri, non sono tutti cattivi e nemici, chi sarebbe più andato in guerra?). Insomma, in un mondo guerrafondaio e violento, personaggi “pericolosissimi” e da azzittire.
    Yekutiel e i suoi nuovi amici riescono a uscire dal carcere, grazie al suono di un flauto segretamente costruito che addolcisce il cuore delle guardie… e poi e poi accadono ancora tante cose, irriassumibili. Comunque, ancora in qualche modo intorno a Yakutiel vengono costruite prigioni: imbrigliato ad esempio dallo stato che cerca ad esempio a un certo punto di sfruttare, per monetizzare, la sua straordinaria dote di musicista, e sempre c’è qualcuno che cerca di rapirlo o ucciderlo. E lui è costretto ad andare in esilio “nel Centro del Mondo, perché la sua anima veniva da là”. Ma era pure convinto che il Centro del Mondo non fosse da alcuna parte perché è dappertutto, quindi avrebbe seguito la sua musica. E dov’è questa musica? “Dentro di me” .
    Yekutiel scompare. Ma dal suo nascondiglio segreto continua a mandare nel mondo le sue melodie, e chiunque le sentiva le suonava, riempendo di musica il mondo. E quando da vecchio tornerà nel suo paese, finalmente lasciato vivere in pace, sarà lì a spiegare alle persone, giovani soprattutto, che lo andavano a trovare, come può essere bello il mondo.
    Racconto bellissimo, dovrebbe essere usato come libro di testo nelle scuole, ma anche agli adulti non farebbe male. Un racconto contro le guerre e sul potere della musica, anche.
    Ricordate qualche anno fa l’immagine del giovane migrante che suonava il violino, lì a pochi chilometri dal confine con la Grecia, dove era bloccato dalla polizia turca insieme ad altre migliaia di profughi? Note de La primavera di Vivaldi, e chissà se l’animo di qualcuno avrà intenerito…
    E ricordate la musica di Bach che Rostropovich corse a suonare sotto il muro di Berlino appena picconato con il suo violoncello? Allora, ho letto, Rostropovich spiego: “Non sono andato a Berlino a suonare per la gente, sono andato lì a suonare affinché Dio mi ascoltasse, direttamente dal Muro di Berlino. Una specie di preghiera di ringraziamento a Dio…”.
    Musicisti… come Yekutiel… come sacerdoti in contatto col divino. A sciogliere i nostri cuori, sul confine delle guerre…

    scritto per Ultimavoce.it

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