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    La triste storia del gabbianino…

    Da qualche anno sul terrazzo del condominio ogni anno una coppia di gabbiani (non so se sia sempre la stessa) nidifica. Quindi un po’ di chiasso lo fanno, specie fra fine maggio e giugno, che le uova si sono schiuse e i pulcini di gabbiano (che sembrano piuttosto dei piccoli tacchini) pigolano rumorosamente e poi lanciano squarci di urla quando tentano di prendere il volo. Quest’anno qualcuno, infastidito, deve essere salito sul terrazzo per provare ad allontanarli (pensate un po’ che idea! Se proprio si vogliono allontanare i gabbiani, bisogna pensarci all’inizio dell’autunno, e farlo in tempo di nidi sarebbe anche vietato). I gabbianini si sono spaventati e uno è caduto giù nel giardino condominiale.
    Immaginate cosa succede. Lui che pigola sempre più forte, e i genitori che dall’alto lo controllano, lo chiamano e ogni tanto scendono in picchiata per nutrirlo. Il primo giorno la situazione è stata complicata dal mio gatto che, sceso in giardino, si è messo a rincorrere il piccolo gabbiano. Cosa che ha scatenato un putiferio: i genitori del gabbianino sono scesi in picchiata (il gatto è riuscito a nascondersi ma ha impiegato cinque ore prima di riuscire a mettersi in salvo in casa…) e poi devono aver chiamato a raccolta tutti i gabbiani del quartiere (sono tanti, al mare non ne trovi più, sulle coste non c’è più pesce e loro si sono tutti trasferiti in città a rimestare tra i nostri rifiuti) che sono corsi qui sopra a starnazzare. Poi, ristabilito l’equilibrio, tutto si è calmato…
    Intanto ho provato a far leggere al gatto la “Storia della gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” (Sepluveda, ricordate’) ma mi è sembrato poco convinto. Quindi l’ho tenuto chiuso in casa, nonostante le sue vive proteste, in attesa che il gabbianino fosse pronto per volare.
    Era successo già qualche anno fa, ed è bastato aspettare che il pulcino crescesse, e riuscisse a spiccare il volo, cosa che allora accadde, con tutti noi che tifavamo per lui. E quest’anno, come allora, è stato un po’ il gioco dei bambini: andare a spiare il gabbianino dal cancello del giardinetto centrale che si è avuto cura di chiudere perché il pulcino potesse crescere indisturbato, nutrito dai genitori che chiamandolo due o tre volte al giorno scendono per imbeccarlo. Che poi è uno spettacolo affollato di grida, tenero e bellissimo…
    Ma sembra che di questi tempi si sia un po’ tutti meno ragionevoli. Gli uomini pensano di essere l’unica specie con diritto di esistenza, e avevo già mesti presentimenti.
    Ieri degli operai, da queste parti per non so quali lavori, hanno lasciato aperto il cancelletto del giardino. Ho visto il gabbianino zampettare spaesato per il vialetto che costeggia il giardino. Spostandosi appena appena, e tornare indietro. Poi mi hanno detto di aver sentito uno degli operai dire a qualcuno: “se vuoi lo prendiamo”. Ma poi, mi hanno detto, sono scesi in picchiata i gabbiani-genitori e sicuramente, ho pensato anch’io, l’avranno impedito…
    Notte insonne, questa notte. Il mio gatto si è lamentato per tutto il tempo del buio, mentre dal giardino saliva un silenzio di tomba. Nessun pigolio, nessun richiamo. Silenzio mestissimo anche questa mattina, quando mi è stato detto: il gabbiano non c’è più, sembra sia volato sulla strada.
    Volato? Un pulcino che a stento iniziava ad allargare le ali senza riuscire a saltare più di mezzo metro? Faccio molta, ma molta fatica a crederci. E chissà chi ce l’ha messo sulla strada. Per arrivarci bisogna varcare un altro cancello, normalmente chiuso. E perché mai un pulcino spaventato dovrebbe andare incontro ai rumori e al caos di una strada ben trafficata… E non voglio pensare altro…
    Mi chiedo cosa racconteranno oggi ai bambini che nel pomeriggio, in questi giorni, si sono affacciati a vedere come stava il gabbianino. Racconteranno la “favola” che è volato via? Insegnando loro fin da piccoli a non vedere, a spezzare il filo, in loro ancora vivo, della comunicazione con il mondo…

    Qualche giorno fa ho sentito nel cortile un ragazzino parlare ad un altro, con stupore meravigliato, della via Lattea: “che sembra un uragano, ma non è un uragano…”. E poi fare stupefacenti considerazioni sull’universo nel quale “un giorno potremo scomparire… non esistere più!!!”. Per fortuna ci sono loro, ho pensato ascoltandoli e penso ancora, a salvarci dalla nostra ottusità.





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