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    L’amante di carta… 7

    Si accorse ora che il tremito delle mani era così forte da trasmettere al piano della scrivania una sorta di tremoto sussultorio, che gli impediva di mettere a fuoco le parole sulle quali cercava di concentrarsi. Con un evidenziatore le rivestì di luminosità fluorescente. Che risultò così vivida da ferirgli gli occhi. E ancora non aveva capito. Non era certo che i licantropi non sapessero salire le scale. Certo, non aveva nulla in contrario a che i profeti potessero modificare piani di viaggio concordati. Quello che comunque non sarebbe mi riuscito a individuare era lo spazio fra il sesto e il settimo cielo. Si sentì perso. Sapeva che non aveva più molto tempo. Adesso che, accettando la sfida di Jasmine, aveva imbrigliato la sua vita nella rete misteriosa dei suoi messaggi. Mancava un quarto d’ora alla mezzanotte. Il calendario segnava il 6 di luglio. Fuori continuava a piovere e Andrea fu preso da una gran voglia di piangere. Per liberarsi con le lacrime di quell’incubo. Fatto di fuochi che lui mai aveva acceso, di vini che mai aveva acquistato, di oggetti che mai gli erano appartenuti, e che pure adesso, se ne rendeva conto in quel momento, apparivano, scomparivano, riapparivano. Spostandosi nella stanza, inquieti. Come cercando ciascuno un proprio posto, per allestire la scena che una mano nascosta stava disegnando intorno a lui. Sentì lo stomaco vuoto, in gola gli risalì il gusto amaro dell’insalata che aveva appena assaggiato. Lì accanto era comparsa una sedia bianca e si chiese perché non avesse mai comprato tende per le sue finestre. Adesso vi si sarebbe nascosto volentieri. Uno scroscio d’acqua e vento turbinando entrò e portò via la piccola voliera vuota, che era accanto alla finestra. Eppure, si disse, era stato bravo. Aveva preparato il frumento, anche se non capiva a cosa potesse servire. E ora aveva spento le luci ed era lì, a vegliare, davanti al camino. Avrebbe atteso, anche tutta la notte. Fermo, così. Anche adesso che una lingua d’acqua come fiume di fuoco, danzandogli intorno, lo stava avvolgendo, e afferrando. E lo portava via. Mentre una voce, d’acqua, o di fuoco, o di vento, bisbigliava qualcosa… ecco, adesso, sentiva, era certo, era voce, di Jasmine, che scriveva, nell’aria… Caro Andrea, … Caro Andrea… (7- fine)

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