estate e, si denuncia, senza un minimo di confronto con le associazioni e comitati degli artisti.
Eppure, ci ricordano gli artisti, questa Roma, sempre più povera di iniziative culturali, ha una tradizione dell’arte della strada antichissima, che risale al tempo avanti Cristo delle Farse Atellane, e da sempre è un pezzo dell’anima della città…
Al teatro, l’altra sera, è venuta a portare il suo sostegno Serena Galella, “storica” artista di strada, regina di trampoli, e di giochi di musica e maschere… Ci ha regalato brani di un documentario che sta componendo su Bernd Witthuser, che è stato suo compagno d’arte e di un tratto di vita… Bernd Witthuser, forse meglio lo ricorderete come Barnelli, il chitarrista del duo Otto e Barnelli, che fece irruzione nell’Altra domenica di Renzo Arbore. Erano gli anni ’70. Un tuffo al cuore… rivedendo le immagini dell’estroso artista di strada, venuto dalla Germania e che nelle campagne toscane si era poi fermato a vivere, senza mai rinunciare alla vita da busker, alla sua roulotte, alla musica, al girovagare…
E pensando alle tante belle cose che Serena avrà da raccontarci… mi è venuto in mente un incontro, anni fa, con un artista di strada francese, che girava il paese con un camion, che era il suo palcoscenico e anche la sua casa. Era stato fidanzato, ci ha confidato, con una ragazza di Parigi, che forse pure aveva amato molto, ma proprio non ce l’aveva fatta,… proprio non capiva, raccontava, come si potesse vivere in un appartamento, inscatolato fra altre scatole, senza sentire sulla testa il rumore della pioggia quando fuori piove… Poi un giorno un corto circuito aveva mandato in fumo la sua casa… il suo smarrimento enorme… e non aveva saputo fare altro che montare alla guida del furgone semi-distrutto e correre avanti e indietro avanti e indietro per le strade di campagna, senza sapere dove fermarsi, dove trovare rifugio… perché non riusciva a concepire altra casa che quel furgone, che continuava a portare avanti e indietro, come un guscio frantumato di lumaca impazzita…
Ma di una cosa era certo… mai avrebbe rinunciato ai suoi spettacoli in strada, ai sorrisi della gente incontrata nelle piazze, alla folla di bambini che accorrevano al suo richiamo, al rumore della pioggia sul tettuccio di una casa nomade…
La strada… le piazze… gli spazi pubblici e la loro anima oggi ferita…
Gatto Randagio, che pure della musica della strada vive, spera tanto nel ricorso al Tar che sarà presentato contro la delibera del Comune. Per sostenerne le spese, il Movimento degli artisti di strada sta raccogliendo fondi. Gatto Randagio ha messo il suo contributo nel cappello, nella
speranza anche di poter presto riascoltare la sua banda nomade e con la musica ritrovare spazi di cura per l’anima… di cui pure c’è tanto bisogno… Invito tutti a fare altrettanto. Perché… ascoltate… la riconoscete? … è in ognuno degli artisti che almeno una volta vi sarete fermati ad ascoltare in qualche piazza, qualche sera, sotto qualche luna… la struggente bellezza del sogno di Gelsomina…