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    A proposito del 25 aprile e di chi ci rappresenta…

    Ancora una riflessione,e molti ricordi, di Vittorio da Rios. Ascoltate…

    “La Russa ha qualche anno più di me, comunque più o meno apparteniamo alla stessa generazione. Ma nel 1972 l’anno delle votazioni anticipate, la prima volta nella storia della Repubblica ci trovammo a Milano, lui sulle barricate giovane studente missino a distribuire violenza verbale da squadrista fascista, come era a quel tempo l’attuale seconda carica della Repubblica, e io invece con gli Alamari da Carabiniere a rappresentare e difendere lo Stato. Ben ricordo i suoi interventi dal palco, come quelli di Servello e di altri esponenti missini la cui violenza e provocazione era da istigazione a delinquere. Andavano arrestati, La Russa per primo, le cui azioni e comportamenti e slogan inneggianti alla violenza gratuita erano palesamene una sistematica violazione della Costituzione. E invece irresponsabili Prefetti autorizzavano comizi fascisti in zone “nella cintura milanese” con una grande tradizione fatta nella resistenza antifascista e di grandi tradizioni e lotte operaie, emancipative. E quasi sempre finiva con cariche e disordini, io ne sono incontestabile testimone. Voglio pero evidenziare una cosa fondamentale difronte all’attuale “chiacchiericcio” che molti giornalisti e storici improvvisati in questi giorni fanno parlando di lotta al nazifascismo. La sconfitta del più potente esercito del ‘900, finanziato costruito dalle banche Americane e Europee quando dal sistema industriale armiero, è dovuta all’armata “ROSSA” Sovietica. In Unione Sovietica è stato sconfitto e abbattuta quella organizzazione criminale che voleva dominare e schiavizzare il mondo. Oltre 20 milioni di morti ha avuto l’allora Unione Sovietica ridotta a macerie con costi umani sociali ed economici spaventosi. Nessuno dei nostri Abatini, che chiamiamo impropriamente intellettuali di professione, ha avuto il coraggio etico morale nonché intellettuale per ricordare questo. Nel suo ultimo libro, “Chi ha costruito il Muro di Berlino?”, pubblicato poco prima della sua morte, un grande intellettuale-giornalista come Giulietto Chiesa rende giustizia storica. E tutto il suo agire e il raccontare e scrivere Giulietto lo ha prodotto su documenti che testimoniano fatti ineccepibili. Per comprendere cosa è stato il fascismo e l’agire del “teppista” di Predappio come lo definiva nelle lettere al Re un grande statista della dimensione di Francesco Saverio Nitti. Occorre ripercorrere la genesi che parte dalla grande emigrazione fine Ottocento, e poi la prima grande crisi tra le potenze europee culminata con la catastrofe bellica della prima guerra mondiale. Poi il dopoguerra con le promesse della riforma agraria totalmente disattesa, la grave e drammatica crisi del sistema industriale e bancario culminata con l’occupazione delle fabbriche e la nascita della coscienza della classe operaia. La rivoluzione Russa di ottobre del 1917 ne fu di grande stimolo, per avviare un grande sommovimento su scala mondiale come tentativo di liberazione da ogni giogo schiavista e oppressivo. Ma in Europa prevalse la forza del potere Bancario-finanziario-industriale-agrario e vi furono feroci repressioni. E si finanziò in Italia da parte degli Agrari il teppista di Predappio, e da lì nasce poi la tragedia del Ventennio. A proposito poi delle Foibe, e dei fatti accaduti nella ex Iugoslavia durante la lotta partigiana Titina… Ma noi siamo consapevoli di cosa l’esercito italiano e le camice nere hanno creato allora? Senza scomodare i libri di grande valore storico di Angelo Del Bocca a riguardo, mi preme ricordare mia madre… io non ero ancora nato che spesso mi raccontava cosa gli ricordava un ragazzo militare ospitato in casa nostra che era operativo con il suo battaglione nei territori occupati dell’allora Iugoslavia per effetto della spartizione fatta con il nazismo. Raccontava con raccapriccio, questo soldato a mia madre, l’uso sistematico di lanciafiamme per bruciare interi villaggi compresi i suoi abitanti. Esecuzioni sommarie, assassini di donne e bambini. Crimini elevati a normale prassi quotidiana. Poi i campi di concentramento. Non esiste un reale censimento dei costi umani pagati dal popolo iugoslavo, ma le cifre sono impressionanti, si parla di qualche centinaia di migliaia di morti. La Russa, se avesse un po’ di dignità in quanto seconda carica dello Stato, il 25 di aprile si dovrebbe recare in molti luoghi della ex Iugoslavia dove vi sono cippi e monumenti che ricordano i crimini del regime fascista. Vi è ancora qualche superstite a cui vanno fatte le nostre scuse se mai possono essere comprese e accettate. Anche questo noi siamo stati. Un caro saluto

    Vittorio da Rios

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