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    A proposito di freddo e di notti di gelo…

    A proposito del libro di Lorenza Mori, questo bell’excursus nella Storia di Vittorio da Rios:
    “Di recente discutevo con un caro amico biologo, a cui non manca una certa curiosità storica- filosofica, per cui ci trovammo a spaziare sulle umane tragedie che hanno creato non poche sofferenze all’ominide. E fece osservare che vista anche seppur a volo d’uccello l’evoluzione della storia in questi 23-24 secoli, nonostante la sapienza greca, l’umanesimo, l’illuminismo ecc. ecc…, i cataclismi determinati dall’ominide fino all’oggi sono spaventosi, a tal punto che nonostante l’arroganza e il presunto sapere filosofico scientifico, l’aver costruito manufatti sistemi di spostamento e comunicativi rivoluzionari impensabili fino a pochi decenni fa, rimane nella sua essenza costitutiva ancora una massa di cellule e neuroni ancora non ben amalgamata e i risultati sono sotto gli occhi di tutti incontestabilmente. Il bellissimo racconto di Francesca: ” Il freddo di questa notte” che ci riporta alla più grande tragedia mai prima vissuta dall’umanità evidenzia che la nostra natura umana, la nostra essenza strutturale e psicologica è ancora nella fase pre-sapiens. Mi ricordo a proposito di freddo “il terribile freddo siberiano”, la testimonianza di un reduce del mio paese della ritirata dal Don. Alpino assieme ai suoi tre fratelli si era trovato poco più che ventenne catapultato assieme a migliaia di altri giovani come lui nell’inferno della catastrofe umanitaria dovuta alla aggressione nazifascista dell’Unione Sovietica. Pochi mesi prima della sua morte l’avevo incontrato, ancora lucidissimo mi ricordò, con dettagli tragici e gli occhi umidi di pianto, di quella esperienza il gelo terribile, la fame, i tanti morti lasciati lungo il percorso, il vestiario totalmente inadatto a temperature tanto rigide. “Berto” il suo nome abbreviato, aveva per una infinità di chilometri portato a spalla un suo compagno di sventura ferito e esausto altrimenti sarebbe morto e lasciato a congelare nella tormenta di neve e gelo. Mario Rigoni Stern nei suoi racconti di guerra, e in particolare il “sergente nella neve”, ricorda quando dopo la catastrofale e drammatica sconfitta militare di Nikolajewka iniziò la ritirata. Nello scompaginamento iniziale, si ritrovò affamato semi assiderato e alla totale disperazione, entrò in una ISBA che era ospitata da soldati della Armata rossa. Potevano liberarsi di lui con un colpo di pistola. E invece lo fanno accomodare a tavola, e la donna proprietaria della ISBA gli dà cibo caldo e bevande in abbondanza. Poi gli consegnano del cibo e scorte per poter sopravvivere. Il grande scrittore ricordava spesso questo straordinario episodio di grande umanità dimostrata dai soldati e dalla donna dell’ISBA, che gli permise di ritornare dopo indicibili calvari alla sua terra sugli altopiani di Asiago. Marguerite Yourcenar in una delle sue opere presagiva l’inverno dello spirito che stava arrivando, la tragedia nazifascista, e invitava a costruire biblioteche per riparare lo “spirito” dal gelo delle barbarie ed evitare quello che la Arendt definirà il collasso morale che investi l’umanità nella prima metà del secolo breve. E ora in questa fase di totale disordine di crisi gravissima, in piena era catastrofale-atomica dovuta a un passaggio epocale di radicale modifica degli assetti economici e culturali fin qui egemoni, innanzi alla devastazione determinata dai CRIMINI DI SISTEMA sulle creature umane e sul Pianeta, si fa urgente ripensare alla grande cultura umanista adattandola al contesto inedito e alle radicali modifiche sopraggiunte in questi ultimi decenni. Diventa attualissima la “seconda natura” come concepita da Hegel ovviamente riformata sui grandi principi “evolutivi” della costruzione dell’uomo inedito-nuovo balducciano. Di proprio gli umanisti ritengono che la dignità dell’uomo coincida con la libertà e che, grazie alla razionalità, egli è divino e imago Dei, in tal senso l’umanesimo è permanenza di radici, di semi e di costume. E’ dignità dell’uomo, la possibilità finalmente concreta di governare la vita e di incidere nella storia, perché contro le forze della fortuna egli oppone la virtù operosa ossia creativa. Dignità dell’uomo è ancora il diritto attivo alla libertà di pensiero di coscienza e di domanda contro ogni costrizione. Categorie di pensiero e azione queste che diventano fondamentali alla luce del tragico disordine attuale: economico sociale. Un grazie particolare a LORENZA MORI autrice del bellissimo libro che vedrò di rimediare a breve. E grazie alla carissima Francesca che ne ha fatto una preziosissima sintesi. Un caro saluto.” Vittorio da Rios

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