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    Ancora per Claudio

    E questo è ciò che scrive Paolo Rausa che il racconto della giornata di laurea di Claudio Cionte ha letto per intero, …. Battaglia per la giustizia e la libertà, la tesi di laurea di Claudio Conte discussa in carcere .,

    Dike, la Giustizia, fu l’ultima ad abbandonare la terra, scrive Virgilio nelle Georgiche. Eppure ci sarà un giudice a Berlino che possa rendere giustizia al contadino bavarese malversato dalle autorità ricorda Claudio Conte nella sua tesi di laurea in Diritto Costituzionale dal titolo impegnativo: ‘Profili costituzionali in tema di “ergastolo ostativo” e benefici penitenziari’. Non è iniziata nel migliore dei modi questa sessione, che non si è svolta in un’aula dell’Università di Catanzaro, ma nel carcere. Negato il diritto ad uscire pe recarsi in Università perché il Giudice di Sorveglianza ha ritenuto concedibile il permesso solo per ‘eventi negativi’ e non anche per ‘eventi positivi’. Una decisione che ha spinto Claudio Conte al digiuno per nove giorni. Il professore Luigi Ventura, che presiedeva la Commissione esaminatrice era preoccupato: ‘Ma è vero che stai facendo lo sciopero della fame? L’ho letto sui giornali.’ Claudio lo tranquillizza: ‘L’ho dovuto sospendere il giorno prima per affrontare l’esame’. ‘Ah! meno male… (…) – si rasserena anche in volto il prof. Ventura. Al giornalista Pitaro del Corriere della Calabria, che gli chiede se stia facendo lo sciopero della fame per il permesso negato, spiega che la sua azione ‘mirava ad attirare l’attenzione sul fatto che la figura dell’ergastolo cosiddetto ostativo fosse il risultato di un’interpretazione della legge che si era affermata nel 2008 ed essendo sfavorevole non poteva essere applicata ai condannati per delitti precedenti, come invece avviene’. Una spiegazione che riassume il contenuto della sua tesi brillante e giuridicamente rilevante. Uno scenario viene imbastito nella sala teatro del carcere, dove prendono posto gli esimi professori universitari della Commissione incaricata e dove viene lasciato un posto vuoto per lui, come se si stesse predisponendo l’ennesimo interrogatorio di un processo davanti alla Corte. Ma il parterre è delle grandi occasioni, giudici e personale direttivo della Casa Circondariale, ma ancor più commovente la presenza contemporanea di tutta la famiglia – un onore! – padre, la madre dolce che poi lo accarezza, fratelli e sorelle, bambine che non stanno mai ferme e fanno di ogni circostanza occasione di gioco… e i compagni di ‘sforzi, di speranze e di prospettive’, che lo hanno sopportato in tutti questi anni quando continuava a ripetere a loro i contenuti degli esami prima di accedere alla prova. Claudio si commuove, ma sta sul punto. Chiarisce alla Corte, pardon alla Commissione, la sua condizione accompagnando tutti i passi salienti della sua vita a partire dall’ingresso nelle patrie galere a diciannove anni, alla ‘visita’ nell’isola di Pianosa, sempre sottoposto al regime ristretto del 41 bis, e alle scelte maturate di diplomarsi e poi di proseguire alla Facoltà di Lettere e Filosofia, ‘per uscire dal mondo dei processi che avevano caratterizzato per oltre una decina danni la mia vita. E invece, scoprii che lo studio del diritto interessa solo in minima parte l’ambito ‘penale’. E soprattutto che anche in quel campo lo studio interessava concetti altissimi e astratti. Poi scoprii la Costituzione e il ‘combinato disposto’, conquistai la mia ‘spada’ per la libertà, soprattutto culturale…’ In punta di spada Claudio Conte snocciola sentenze della Corte Costituzionale e della Corte Europea, mette in fila le date. E’ incomprensibile – sostiene – la volontà di voler applicare dei principi di retroattività per via surrettizia giurisdizionale, non prevista dalla legge. ‘La giurisprudenza non può pretendere di essere immune dalla garanzia stabilita dal principio d’irretroattività. Non si può accettare che quanto è vietato al legislatore sia poi concesso alla giurisprudenza laddove produce effetti e pregiudizi anche maggiori del primo. L’ergastolo ostativo ne è una dimostrazione!’ Il prof. Siracusano riconosce la complessità della questione. Claudio non si ferma. Per tre quarti d’ora è un torrente in piena. Finalmente ha la possibilità di dissertare sulle grandi questioni dell’umanità, richiamando esperienze del passato, Socrate in Gorgia che si rivolge a Polo, invitandolo a testimoniare per lui, ai casi controversi di Contrada e di Öcalan, fino a citare papa Francesco che ha fatto della ingiustizia dell’ergastolo una ragione di lotta religiosa e morale. Alla fine torna sulla pena dell’ergastolo, ingiusta e disumana, sull’assurdità dell’ergastolo ostativo, esalta la nostra Costituzione come fonte e mezzo per la difesa dei cittadini nei riguardi dei potenti. 27 anni senza permessi e benefici penitenziari! C’è tempo per un saluto e un ringraziamento a tutti, alle autorità, ai compagni e alla famiglia e per il buffet finale a base di ‘pasticciotti leccesi’, una pasta dolce a base di crema. Alla fine la Commissione si arrende. – Bene, bene, per noi basta così! – è soddisfatto e ammirato il prof. Ventura. E al rientro in sala pronuncia il verdetto, questa volta molto favorevole: “Per i poteri conferitemi dalla legge dichiaro Claudio Conte dottore in legge con 110 e lode e con menzione accademica. Congratulazioni e…”. Queste solenni parole, risuonate nella sala, mettono il sigillo all’ultimo esame di Claudio Conte per il conseguimento della laurea magistrale in giurisprudenza all’Università di Catanzaro e aprono una enorme questione giuridica, sociale e umana.

    Poggiardo, 13/07/2016
    PAOLO RAUSA

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