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    ancora prigioni…

    Ripensando… ad un altro incontro, in carcere. Questa volta a sud, molto più a sud. Nel carcere di Cosenza, per assistere alla proiezione del film dei fratelli Taviani… il loro Cesare, che deve morire… E assisterlo insieme alle persone detenute lì dentro, in un carcere, mi dicono, che solo adesso si sta cercando di fornire di una biblioteca… E leggerla, questa assenza, di biblioteche e di libri, nel silenzio di parole dei carcerati… e quanto più grave, quanto più pesante è il loro essere muti… che solo si rompe negli applausi, a scena aperta, durante il film… incontenibili… nei passaggi in cui qualcosa, o forse tutto, di sé riconoscono. E appalausi sugli applausi, per gli attori che nel film recitano se stessi. E riflettere ancora di pene e di ergastolo… e ancora pensare allo spreco… all’insensatezza… di un carcere senza neanche una biblioteca, ad esempio. Fra noi anche il Bruto del film, Salvatore Striano, che, a dire la verità, preferisce essere chiamato Sasà… nome che sa di una più fresca libertà… Sasà, con i suoi occhi profondi e inquieti, che, anche adesso che potrebbe lasciare quel mondo alle spalle, pure continua ad entrare nelle carceri… perché non vuole dimenticare la vita di chi è dentro… E ha ragione lui… perché una volta che si è visto, che si sa, è impossibile dimenticare. E ora che pure sa quale nuovalibertà ha dato a lui leggere, conoscere, sapere… vuole fare di tutto perché questa possibilità sia data a chiunque sia dentro un carcere. A cominciare dal carcere di Cosenza, per il quale chiede, a chi voglia, di inviare libri, libri per la nuova biblioteca. Sasà… che adesso che è attore, ed è famoso, e presto calpesterà altri set, per altri film, sogna il teatro… perché adesso sa… perché Macbeth, sussurra, è stupendo…

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