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    Arzigogolo Randagio…

    La parola a Ennio Remondino, con questa sua prefazione per “Storie Randagie” , che ancora ringrazio per lo spazio che mi ha lasciato nel suo sito, “RemoContro” (per sette anni, e non sono pochi, quasi un matrimonio…)

    ‘Gatto Randagio’ è arrivato su Remocontro per colpa di una antica amicizia personale, e con idee molto confuse. In un blog giornalistico ‘antico’ e forse persino pedante, principalmente di politica internazionale, immaginare uno spazio anarchico-creativo quale è stato ‘Gatto Randagio’ (assieme a ‘Polemos’ di Antonio Cipriani), confesso, è stata una follia legata al nome dello stesso contenitore, ‘remare contro’ ed esaltare la proclamata ‘virtù del dubbio’. Sul remare controcorrente e trovare dubbi più originali e ben argomentati dei temi affrontati da Gatto Randagio, non credo potrete trovare di meglio. Anche per litigarci, ovviamente. A questo punto però, per svelarvi almeno in parte cosa vi aspetta con questo libro, sono costretto a scendere sul personale, facendo pentire l’autrice per questa richiesta di prologo.
    Definirsi ‘Gatto Randagio’ è una vanità sua, di Francesca de Carolis. Per chi la frequentava nel giornalismo di tanti anni fa e le voleva bene, lei era l’artista degli ‘arzigogoli’, come io, malignamente, avevo iniziato a chiamare le sue preziose giravolte su argomenti spesso impossibili. Arzigogolo de Carolis era geniale su tanti argomenti, ma troppo buona, e molti carognoni, redazionalmente furbi, se ne approfittavano. Sensibilità social politica un po’ eversiva la sua, di sinistra ma incasinante anche su quel fronte, e pezzi molto spesso dissonanti col giornale che assieme condividevamo: il governativissimo e democristianissimo Tg1.
    Né lei né io (e mezza Italia con noi) immaginavamo allora che sarebbe venuto il tempo del rimpianto per quegli ‘eversivi direttori ‘alla Emilio Rossi, Albino Longhi e Nuccio Fava che oggi ci ricordano i preti sudamericani della ‘teologia della liberazione’. Quasi catto-comunisti. Poi, ad instradarci sul futuro politico sociale che si affacciava, arrivò Berlusconi a farci assaggiare il primo populismo formato tv, avanguardia di quello social che ormai regola la politica planetaria.
    Ed è per questo che, tanti anni di amicizia Rai dopo, con Francesca sempre un po’ arzigogolo nonostante l’età ormai adulta, ci siamo ritrovati a tentare di fare il giornalismo dei poveri (come mezzi), con Remocontro che mi ero appena inventato, ma con tante pretese a livello di contenuti. Tanta politica estera figlia della globalizzazione che decide su tutti noi, poco litigiosa politica di casa e solo sul sociale, e basta. Culturale a trovarne qualcuno capace. E qui arriva Francesca Arzigogoli Randagia de Carolis, passata dal Tg1 alla ancora più anonima Radio di sperati contenuti più aperti.
    Vite professionali ormai disgiunte le nostre allora. Per me anni di corrispondenze e guerre all’estero, per lei, credo, altre battaglie e, temo, altre delusioni. Tanto da decidere di smetterla col giornalismo tradizionale e tutelato della Rai, per occuparsi da vicino dei dannati della vita, barboni, senzatetto, carcerati. Per poi, e solo se era utile per loro, anche scriverne con la sua bella penna.
    Con Francesca abbiamo condiviso molto anche se con chiavi di lettura diverse. Anch’io, per una parte della vita ho frequentato carceri, eversori e mafiosi. Ma non per redimerli. Approccio classicamente giornalistico rispetto a sensibilità più alte che non praticavo, anche se ritenevo giusto avessero comunque il loro spazio di attenzione e di racconto. E da quelle esperienze è nata la lunga serie di ‘Gatto Randagio’ in un rapporto di piena autonomia dell’autrice e a volte con qualche dispiacere del curatore.
    Tanti miagolii alla rinfusa. Poi Gatto Randagio, a conferma del suo nome, ha ritenuto che quello spazio di racconto fosse tempo perso rispetto a un fare soprattutto nelle carceri e ha lasciato su Remocontro il vuoto della domenica mattina.
    Debbo confessarvi che non so ancora bene se ho perdonato sino in fondo quell’abbandono, ma come potevo dire di no alla richiesta di questo prologo, dopo che Gatto Randagio aveva trovato un editore tanto coraggioso da raccogliere i suoi miagolii e farne un libro. Un libro importante, mi azzardo a sostenere.
    Sono certo che a voi piacerà, e molto, se avrete il coraggio di superare il primo sbandamento, ed entrare dentro ai tanti e sempre diversi pensieri e modi di racconto. Perché Francesca Arzigogolo Gatto Randagio de Carolis vale davvero molto.
    Ti voglio bene traditrice!

    Ennio Remondino

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