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    Il mondo che affamiamo…

    Lo sguardo, ad ampio raggio, di Vittorio da Rios, che, sempre generoso, di apprezzamenti e pensieri, come sempre ringrazio:

    “Come sempre Francesca pone il dito sulla piaga, e che piaga, il carcere, quelle numerose micro gabbie inutili disumane dentro la maxi “gabbia” globale che è la nostra esistenza dovuto non solo alla nostra finitezza “biologica” ma ad una organizzazione della società che come spesso “grida” Papa Francesco inascoltato è un sistema che uccide! Questo sistema a trazione occidentale costringe quasi quattro miliardi di creature a vivere con meno di due dollari al giorno. Affamiamo tra i 850-900 milioni di persone, e ne uccidiamo per fame tra i 25-30 milioni. Un sistema di tale fatta che definire criminale nella sua essenza costitutiva è un eufemismo come si regge e si perpetua? Perché miliardi di creature non si ribellano nei confronti di una ristretta minoranza della popolazione del pianeta, che assorbe e gestisce oltre il 90% della ricchezza prodotta? LE ARMI! Come da sempre con grande coraggio e straordinaria lucidità intellettuale denuncia Padre Alex Zanotelli. Su scala globale si spende in armamenti quasi 5 miliardi di dollari al giorno, il nostro paesello, 320 mila chilometri quadrati 60 milioni di abitanti non sempre equamente distribuiti, spende in armi qualcosa come 70 milioni di Euro al giorno. Questo in estrema sintesi la cornice della gabbia globale e della organizzazione attuale della società. Se questo “sistema” uccide, e le armi e gli eserciti lo mantengono determinando e perpetuando i crimini di sistema, con quale diritto etico-giuridico oggi si mantiene in tante mini gabbie le vittime di questo criminale sistema di massa in cui tutti ne siamo a vari livelli responsabili? Quando noi andiamo in banca a impiegare “quando ci sono” i nostri soldi, chiediamo ai responsabili come vengono impiegati? O ci basta sapere quanto ci fruttano, e si sa che più alta è la percentuale di guadagno e più si ha la certezza che siano impiegati nell’industria bellica o in operazioni speculative le cui conseguenze se da un lata arricchiscono dall’altro affamano. Siamo consapevoli di questo o no? Quando andiamo nei negozi di abbigliamento e nelle grandi e lussuose boutique dove sono ben esposti prodotti del made italy che per carità “cristiana” evito di citare i marchi ci chiediamo dove vengono prodotti? Sappiamo per esempio che in Bangladesh dove viene prodotto molto “made” italy, ma non solo anche marchi europei e americani per portafogli ben forniti, le lavoratrici percepiscono 30 dollari al mese? E se qualcuna cerca di organizzare rivendicazioni salariali “sparisce” e non la trovano più? I vari marchi di prestigio italioti prima di affidare commesse agli industriali locali verificano che siano rispettati i più elementari diritti umani sia di lavoro che inerenti al salario? Proviamo a porci queste domande e a porle a chi di dovere governi, industriali,sistema bancario e finanziario. E poi iniziamo a ragionale seriamente cosa è oggi “reato” e chi lo commette. Poiché se come afferma Luigi Ferrajoli viviamo tutti dentro, “noi Occidentali”, un paradigma Finanziario-produttivo-consumistico che determina “crimini di sistema” ,tutta l’impalcatura attuale Giuridica deve essere radicalmente riformata e riscritta alla luce di questi inediti quanto drammatici scenari che sinteticamente ho espresso. Questo è il punto dal quale partire. Domanda: l’attuale classe dirigente è consapevole, percepisce la gravità della situazione? Magistrati indaganti e giudicanti, giuristi, donne e uomini impegnati a vari livelli nel “sistema” giustizia sono consapevoli che il loro essere e agire quanto la loro “formazione” va ripensata totalmente in modo da adattarla a una realtà in cui il reato da singolo diventa collettivo, per oggettive e inconfutabili costruzioni finanziarie produttive che determinano da un lato, ricchezza immensa per pochi, quanto povertà e affamamento per miliardi di creature umane? Fino quando è eticamente tollerabile che i “Sicari”dell’economia responsabili dei crimini di sistema rimangano impuniti anzi agiscono dentro un paradigma di legalità ad arte costruito e nelle carceri parlando di quelle nostrane siano “accatastati” in modo incivile e indegno i poveracci e i figli dei poveracci, come a me piace definirli, vittime dei Sicari dell’economia? Da qui dobbiamo partire altrimenti nulla cambia si continuerà ad agire sulle conseguenze dei crimini del sistema anziché sulle cause che ne permettono la loro legittimazione giuridica-economica. Non oso immaginare lo stazio e la desolazione le sofferenze di varia natura che questa pandemia ha determinato nel sistema carcerario e non solo quello italiano, pensiamo a paesi dove i diritti sono poco rispettati fuori dal carcere immaginiamo dentro. Una società già in gran parte disumanizzata imbarbarita ora con questa pandemia dimostra drammaticamente che questa civiltà nata dalla rivoluzione industriale è a fine corsa, i disastri sono davanti ai nostri occhi auguriamoci non siano totalmente inemendabili e irreparabili sulla Terra che ci ospita quanto sui miliardi di creature umane che la calpestano. Nessuno si “salva da solo” ha detto ieri Papa Francesco citando un assioma di Berlinguer. Niente sarà come prima superata questa Pandemia, nella cultura, nell’economia, nell’animo di ciascuno di noi. La donna e l’uomo al centro dell’agire della società in tutte le sue espressioni e articolazioni.dare corso alla applicazione della costituzione e in modo particolare l’articolo tre. Finalmente la costruzione di fatto che spetta ad ognuno di noi con impegno quotidiano dello Stato di diritto; presente in tutte le “pieghe” della società “affinché nessuno cada in tragedia e varchi la soglia di un carcere. “NO PRISON”, come recita un bellissimo libro di Livio Ferrari che dimostra la totale inutilità della condizioni di “ristretti”. Grazie Cara Francesca per questo tuo ennesimo prezioso quanto stimolante lavoro. Un caro saluto.
    Vittorio da Rios

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