“Il Sole dentro”, di Paolo Bianchini racconta le storie intrecciate di quattro ragazzi del Sud del mondo. Il film nasce da un episodio di cronaca di tre anni fa, che il regista ci racconta così.
Nel 1999, il 18 luglio, due adolescenti guineiani, Yaguine e Fodè, tredici e quattordici anni, scrissero in gran segreto una lettera a nome di tutti i ragazzi africani. La lettera cominciava così “Alle loro eccellenze, i signori d’Europa … ” Chiedevano al parlamento Europeo il diritto alla vita, partendo dall’accesso alla scuola. Con questa lettera in tasca hanno scavalcato la rete di recinzione della aeroporto di Conakry, hanno raggiunto un aereo per Bruxelles e, nascosti nel vano del carrello, è iniziato il loro viaggio. Per quattro ore hanno sognato di consegnare la lettera ai signori d’Europa e cambiare i destini di milioni di loro coetanei. Ci sono arrivati, ma morti assiderati, e a questa lettera non è mai stata data una risposta.
La lettera dice : “ abbiamo l’onorevole, grande fiducia di scrivervi per parlarvi dello scopo del nostro viaggio, della sofferenza di noi bambini dell’Africa. Ma prima di tutto vi presentiamo i nostri saluti più squisiti, adorabili e rispettosi”. Questo mi ha colpito tanto, questo rispetto, questo pudore. La lettera finisce: “Vi supplichiamo di scusarci moltissimo”.
Attraverso la Comunita’ di Sant’Egidio, sono riuscito a trovare i genitori di questi ragazzi. Ho conosciuto la loro scuola, gli insegnanti. Ho vissuto nelle loro case. Da lì è cominciato il sogno di Yaguine e Fodè. Io l’ho vissuto dentro di me e poi l’ho tradotto in immagini. Nel film questo viaggio è raccontato insieme a quello di altri due adolescenti, Thabo e Rocco. Thabo è uno dei milioni di bambini calciatori presi dai loro villaggi, nelle baraccopoli di Rio de Janeiro o di Santiago del Cile. Questo bambino viene portato in Europa,dove le scuole di calcio spesso sono clandestine. Sono dati della Federazione Gioco Calcio questi. Uno su ventimila e’ la percentuale dei ragazzi che arrivano alla serie B. Tutti gli altri, migliaia, non vengono riportati a sette, otto, diecimila chilometri di distanza. Con una scusa, vengono abbandonati alla stazione di Milano, o in un autogrill dell’autostrada. Si perdono nel niente. Diventano piccoli spacciatori. Sono milioni di creature che vorrebbero gridare. E queste voci si spengono nel nulla. Di fronte a queste storie, ho fatto un passo indietro. I miei occhi e le mie orecchie sono diventati un obiettivo e un microfono. Sono storie di amicizia, sono storie che raccontano, anche in situazioni drammatiche, la capacità di tradurre in gioia di vivere, che si esprime con l’ironia. Thobo e Rocco attraversano il Sahara giocano con il pallone. Yaguine e Fodè scherzano e saltano nella pancia buia dell’aereo. Sono milioni le storie come queste.
Io sono appena tornato da Palermo. C’erano tanti studenti nell’aula magna dell’istituto Pio la Torre. Avevo con me un trailer del film e la lettera di Yaguine e Fodè. Ho chiesto a tutti quei ragazzi di continuare a scrivere ai potenti la loro visione del mondo. Noi, quando abbiamo cominciato a pensare al film, abbiamo messo in rete la lettera dei due ragazzi guineiani e sono nati dei movimenti spontanei di giovani che scrivono ai signori d’Europa. .Ne stiamo raccogliendo centinaia. Porteremo queste lettere a Schulz, il presidente del parlamento Europeo che , pochi giorni fa ci ha fatto sapere che in febbraio avrà uno spazio per noi. Andremo a Bruxelles con una rappresentanza di ragazzi. Non vogliono solo essere ascoltati . Vogliono risposte.
“IL sole dentro”, assolutamente da vedere. Da metà novembre nei cinema…