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    La baracca degli angeli

    “Vorrei entrare in una sala piena di gente e vorrei che nessuno si accorgesse di me. Vorrei che la gente per strada non mi guardasse come un marziano, ma come se fossi un bambino come gli altri, perché anche la mia mamma mi ha detto che sono un bambino come gli altri”…  “non riesco a immaginare il mondo che vorrei.. vorrei non dover pensare al futuro insieme ala mia malattia” …  “Nel mio mondo ideale vorrei che tutti potessero uscire di qui. Oppure rimanervi, ma da bimbi sani”…
    Fabio, Marta, Giovanni, e i loro sogni… sono alcune delle immagini più belle e toccanti della  “baracca degli angeli”. La baracca degli angeli, che è un libro scritto da Roberto Gatti, che e’ manager di un grande gruppo bancario e,  fra le altre tante cose, ruolo che svolge da volontario, è  consigliere d’amministrazione della fondazione Don Gnocchi. Un  libro per parlare del dolore innocente, del dolore dei bambini… e di una figura, quella di don Gnocchi, che tanto sembra aver affascinato Gatti. Che del sacerdote imprenditore ci regala soprattutto la figura dell’uomo che, alla fine della guerra, ha voluto fare qualcosa per i figli dei suoi alpini, quelli che nel conflitto aveva visto morire. I bambini che pure la guerra aveva straziato nel corpo e nell’anima, lasciandoli orfani, lasciandoli mutilati. Per loro, Don Gnocchi ha cercato di costruire un presente e un futuro, sostituendo, surrogando, dice Gatti, la famiglia che non c’era più, aitandoli ma anche cercando di guarirli. (…) Don Gnocchi, che ha speso ogni attimo della sua vita per vincere la diversità e questo libro ce ne dà anche un’immagine molto concreta, quella di imprenditore della carità. Il libro ha anche delle foto… colpisce il confronto fra la prima e l’ultima. L’una in bianco e nero… il centro Santa Maria al Castello, prima struttura dell’Opera Don Gnocchi, inaugurata nel dopoguerra… e l’altra… il modernissimo centro di riabilitazione nato vicino Firenze. La baracca degli angeli trasformata in grandi realtà riabilitative, e ancora di nuove se ne aggiungono. Gatti, in questo suo libro, sa parlare anche molto concretamente della necessità di investimenti, di meccanismi di reclutamento di personale … insomma, spiega bene come etica, impegno sociale e finanza  insieme possano formare un circolo virtuoso. Devono, anzi, farlo. Ed è vero, dice, che questo è pure un momento di crisi, ma la sofferenza non può aspettare…  E  poi c’è il dolore che oggi nessuno vuole sapere e vedere, che non è più condivisione collettiva, cosa che un tempo sapeva essere invece in qualche modo sollievo …
    Il libro è tutto tessuto di storie di bambini, del loro dolore, davanti al quale anche chi ha fede può vacillare, e Gatti non lo nasconde, anzi… e molte pagine fanno commuovere. Un racconto, una testimonianza dovuti, dice Gatti, per ricordare i bambini della Don Gnocchi, quelli che ce l’hanno fatta e quelli che purtroppo non ci sono più. Fabio, Marta, Giovanni e tanti altri ancora. Fabio, Marta, Govanni e i loro sogni… E attraverso le loro storie anche l’immagine di un paese forse migliore di quello che normalmente traspare…
    Lo sguardo dell’autore, che sa essere severo anche con la Chiesa, è uno sguardo molto ampio, sull’uomo, e sulla sua schizofrenia, che da un lato si impegna e va avanti nella ricerca per sconfiggere il dolore, dall’altro col suo comportamento e le sue scelte provoca disastri ambientali, inquinamento, e le nuove malattie che spesso ne seguono… continua a provocare mutilati piccoli e grandi delle nuove guerre …  Per tutti, l’invito a conoscere e riconoscere una grande realtà, come quella della Fondazione Don Gnocchi, che ricorda Gatti, fa un pò più grande anche il nostro paese…

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