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    La moneta vivente

    Una riflessione, articolo, racconto di Daniela Morandini… a proposito di colori che mancano, di corpi che perdono l’anima ( e forse di anime che perdono il corpo), di corpi che diventano moneta… guardandosi un pò attorno, in questi tempi osceni…

    “Smarriti i colori della dialettica, i primi dieci anni del nuovo millennio trasformano sempre più i rapporti umani in rapporti di produzione. Dissolta l’individualità nella rappresentazione di un presunto se stesso, resta la bruta forza lavoro. La persona, spinta verso il basso dalla realtà globale, perde identità, e quindi diritti, doveri, e capacità di pensiero. E’ un processo iniziato già nel secolo scorso, che ora, con una accelerazione esponenziale, trasforma uomini e donne in monadi fluorescenti, destinate alla produzione esibita. L’estetica del bello ( o del brutto, o della sottrazione) è sconfitta dall’osceno. Così l’individuo, espropriato del privato, esibisce una parvenza di sé, scenografica, seriale e anaffettiva. Sia che si tratti di una nascita, sia di una morte, sia di un distacco, sia di un qualsiasi altro evento emotivo. La persona diventa così non più solo merce di scambio, come avveniva nel secolo scorso, ma trasforma essa stessa in moneta vivente. (…) L’essere valuta, alla conversazione sostituisce l’insulto. Alla domanda, l’assioma. Alla parola, il rumore. Al suono, il fragore. Alla dialettica, il muro. Emblematico è il declino del saluto, concepito in tutto il mondo come (buon) auspicio (buon giorno, good morning, guten tag, bonjour, buenos dias…). Abbattuta la pur ipocrita cortesia borghese, l’auspicio non è più utile. Il mancato gesto di augurio vuole ribadire la presunta immagine di forza di colui che si basa sulla sottovalutazione dell’altro. Un atteggiamento che inevitabilmente lo porterà poi a genuflettersi davanti ai tanti valvassori di comandanti sempre meno numerosi e sempre più potenti. Dissolta quindi l’educazione, non solo rituale borghese ma norma elementare per la convivenza civile, i rapporti tra uomo e donna si semplificano. E non è un paradosso. L’atteggiamento dominante maschile, chiude violentemente la crisi aperta negli anni ’60 e ’70 del ‘900. Forte del potere dei media, scinde l’incontro tra i sessi da ogni possibile intreccio mentale, elimina la trama da ogni storia, fino al cancellare l’idea distorta con l’altro/a.

    Se per la bella Elena, racconta il mito, si è scatenata una guerra; se per la giovinezza di Nausicaa si è rimandato il ritorno a casa; se per Lighea, la sirena, il professore più austero è sprofondato negli abissi, ora il pagamento, la trasformazione in forza lavoro, la fine dell’estetica, il trionfo dell’osceno, sanciscono l’eliminazione della sfera emotiva, rafforzano il potere dominante e formano nuove schiavitù. Il tutto avviene con ampio consenso popolare, nella speranza di essere ammessi tra coloro che non salutano, sognando di avvicinare i pupi di quei media che non informano e non comunicano, ma pilotano gli acquisti nel supermercato globale delle persone. Progressivamente la svendita delle emozioni e della sessualità, la mancanza di trama, di storia, cancellano i connotati dell’individuo. Connotati senza i quali non esistono né uomini, né donne, né polis. E se il desiderio nasce dalla mente, il pensiero muore”

    Daniela Morandini

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