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    Quando Rosaria Schifani…

    Quando Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco di Cillo, Antonio Montinaro furono fatti saltare in aria sulla strada che dall’aeroporto di Punta Raisi porta a Palermo, nei pressi dello svincolo di Capaci… e quando furono i giorni dello smarrimento e i giorni del lutto, e quando in una chiesa affollata all’inverosimile, fin fuori la piazza e oltre, si svolsero i funerali… e quelle bare … ancora viene da piangere, a ricordarle lì, con quei corpi straziati, e tutta la loro vita, chiusi al mondo …  e poi si alzò Rosaria Schifani… minuta, un volto scolpito nel pallore, bellissimo, come solo alcuni volti del sud… e all’improvviso ruppe il suo pacato parlare per urlare: “Vi perdono, ma inginocchiatevi… inginocchiatevi…“. Con quell’urlo, come nessun altro, forse, seppe dare voce alla voce della Palermo di quei giorni, al suo pubblico dolore. Qualche giorno dopo lessi, su un giornale, di altre sue parole, ricordando il compagno ucciso, e una frase, forse sfuggita… “…aveva delle gambe così belle…”. Una frase, forse sfuggita, dal baratro del suo privato dolore… che ancora brucia la pelle… e lascia la gola secca… Inginocchiatevi, ancora quella parola rimbalzava qua e là… Oggi, diciassette anni dopo, molto silenzio, troppo, negli ultimi tempi … Già, sembra finita la stagione dei “grandi” omicidi, dei “troppi” omicidi, e quando la mafia non uccide, o uccide con moderazione e senza clamori, e si muove con silenzio e nel silenzio… vuol dire, mi spiegarono allora, che piuttosto, nell’accordo, prospera…

    Rosaria Schifani, Foto di Letizia Battaglia, Palermo 1993

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