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    Rosalia. Quasi una fiaba…5)

    Dove dunque il luogo del passaggio? Osò.
    “Dammi il nastro”, fece lei brusca. “E cancella almeno una lettera di quel nome”.
    Il professore esitò.
    “E’ un mio desiderio” insistette la bambina. “Tu sai che non si possono ignorare i desideri di chi hai chiamato”.
    Ebbe un attimo di confusione, ma poi ricordò di avere in tasca come sempre un temperino e cominciò, lentamente, a scalfire l’ultima delle lettere incise sulla targa.
    E la risposta?, chiese sollevando appena la testa.
    Vide la bambina slegare il nastro rosa, che fra le sue minute dita subito si cancellò in cenere, poi sistemare quello nuovo e senza gioia contemplarsi nella trasparenza del cristallo.
    La luce e il buio, provò ad inistere il professore. Dov’è il luogo del passaggio fra la luce e il buio. Luogo dell’assenza, forse…
    “Luogo dell’assenza?” lei tentò un sorriso. “Luogo per me ancora assente, visto che sono prigioniera in questa scatola che non mi lascia marcire. Né mi dà aria per tornare a vivere”.
    “Né so più se vorrei vivere o morire”, la sentì aggiungere a bassa voce, con tono di una tristezza infinita.
    Indietreggiò impaurito adesso che lei gli si avvicinava con uno scatto improvviso urlando con voce improvvisamente adulta: “Non ho ancora visto qual è la differenza. Ah! Non ho ancora capito dov’è la differenza!”.
    Rivide il suo volto ritornare antico, grottesco, gli sembrò adesso, con quel nastro brillante di rosso fuoco fra i capelli grigi, mentre gli indicava il corridoio alla sua destra. Dove notò un gruppo di mummie e ossa affastellate insieme come mai le aveva viste. Una massa compatta che si accalcava contro la parete in un inutile tentativo di sottrarsi alla forza d’attrazione di un punto buio e vuoto che, poco più avanti, sembrava dare sul niente. Dal cui fondo veniva il suono di un umido lamento.
    Poi si fece buio e non fu più possibile distinguere alcunché.
    Sentì la bambina ridere con voce di cristallo, mentre gli diceva che era stato bravo a cancellare l’ultima vocale del suo nome, e che adesso lo doveva salutare.
    “Voglio una nuova cintura, la prossima volta, voglio…” e la vide svanire.
    Egoista come un morto, pensò andando via piuttosto deluso.
    (5- continua)

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